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Infermiere! C’è un magrebino nel mio letto!

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È accaduto all’ospedale San Camillo di Roma. Un 44enne magrebino si è infilato nel letto di una paziente e ha provato a molestarla. Il tutto, per fortuna, è stato scoperto tempestivamente dagli infermieri che hanno allertato la polizia. L’uomo è stato comunque fermato per violenza sessuale.

Sta per sbocciare una dorata alba, sulle vetrate dell’ospedale San Camillo di Roma. È ancora molto presto, sono circa le 5:30, quando al secondo piano del padiglione Lancisi una infermiera in giro per le stanze viene allertata da alcuni pazienti: “guardi che il marocchino che sta in quel letto lì, manca da parecchio tempo”.

Così la sanitaria, dopo aver riflettuto qualche istante mentre fissa le lenzuola sgualcite, pensa di andare a cercarlo in bagno, ma lui non c’è. “Sarà andato a passeggiare in giro per i corridoi o a fumare una sigaretta per le scale”, prova a rassicurarsi. Così lo cerca nei vari anfratti del reparto e nelle altre stanze di degenza, ma di lui, nessuna traccia. Allora assonnata, contrariata, rassegnata e consapevole che davanti a lei sta per materializzarsi, insieme al sole sulle vetrate, un altro bel fine turno da incubo, chiama gli altri colleghi di reparto e li aggiorna sulla drammatica notizia. Inevitabilmente, di lì a pochi minuti vengono avvisati il medico di guardia, la vigilanza interna e le forze dell’ordine.

In attesa della Polizia, intanto, gli operatori presenti iniziano a scandagliare il piano alla ricerca del magrebino perduto, un 44enne ricoverato per una frattura alla schiena: ogni bagno, ogni corridoio ed anche ogni ascensore vengono minuziosamente passati al setaccio. Senza successo. “Non può essere volato via”, esclama furioso il medico di guardia, insinuando un terribile sospetto in uno degli infermieri che guarda subito giù da una delle finestre per cercare un eventuale corpo spalmato sul marciapiede. Niente da fare, per fortuna: tutto pulito, c’è solo un gatto tigrato intento ad allisciarsi il pelo.

La ricerca continua fino a che uno dei vigilantes, romano verace che sembra uscito da un film trash degli anni ’70 con Thomas Milian e Bombolo, non proferisce, filosofeggiando tra sé e sé, un laconico: “ma nun è che questo tante vorte s’è sbajato letto?”. A quel punto tutti strabuzzano gli occhi, illuminati da cotanta saggezza e ricominciano così a cercare, osservando anche più attentamente tutte le altre unità di degenza dove l’uomo, magari confuso, può essersi assopito.

Passano una decina di minuti quando, proprio lei, l’infermiera che ha scatenato la frenetica “caccia”, non nota qualcosa di strano in una stanza del reparto di neurochirurgia donne. Così si avvicina con calma e sospettosa al letto incriminato, che appare veramente troppo “gonfio” per essere occupato da una persona sola; scosta il lenzuolo e… l’uomo, con tanto di sorriso smagliante, fa finalmente capoccella.

È nel letto di una donna 39enne serba, con seri problemi alla vista e che ha subito da pochi giorni un intervento chirurgico. Con lei accanto. E la sta verosimilmente molestando. Un silenzio di pietra travolge la professionista sanitaria. Con un filo di voce riesce ad invitarlo ad uscire, mentre la stanza si riempie di colleghi infermieri, vigilantes, medici e operatori socio sanitari.

Il potenziale maniaco viene sorvegliato fino all’arrivo della Polizia che, dopo averlo identificato, lo ha accompagnato al commissariato di Monteverde dove è stato sottoposto al fermo di Polizia Giudiziaria per violenza sessuale.

Il nordafricano, beccato con le mani nel sacco e con una storia di tossicodipendenza, è una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine: il suo Curriculum “vanta”, purtroppo, diversi episodi di violenza sessuale. Violenza che, stavolta, sembra essere stata sventata dagli operatori sanitari, anche se sono in corso degli accertamenti da parte delle autorità competenti. La donna, ascoltata dagli inquirenti, ha comunque dichiarato di non aver subito alcuno stupro. Non è perciò accaduto nulla? Oppure la vittima che non si dichiara tale… era consenziente? Ad ogni modo, nonostante gli inevitabili dubbi ed i sorrisi maliziosi di chi leggerà e racconterà questa storia, la Direzione di Neurochirurgia del San Camillo ha provato a tranquillizzare tutti con una nota dove specifica che la signora è stata “presa in carico dagli infermieri e accompagnata dal medico per essere sottoposta a visita specialistica”. Presso il nosocomio è intervenuta altresì “la polizia scientifica per tutti i rilievi del caso. E’ grazie alla tempestività e ai rigorosi controlli effettuati dal personale infermieristico e di supporto che hanno mostrato competenza e professionalità che si è potuto scongiurare un grave episodio di violenza, che avrebbe potuto avere pesanti ripercussioni sulla vita della signora coinvolta e sulla tranquillità degli altri pazienti”.

Una storia assurda, velata anche da un pizzico di malizioso mistero, che per certi versi sembra uscita da un racconto demenziale. Ma è la pura realtà. Una storia che, per fortuna, come specifica la nota della Direzione del reparto, non è degenerata in un triste e traumatico episodio di violenza. E, anche se ho provato a raccontarlo con una buona dose di fantasia ed una spolveratina di humor, è comunque un episodio piuttosto grave.

Alessio Biondino

Fonte: AdnKronos

Immagini: 2oceansvibe.com, itrentenni.com

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