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“A tu per tu”… con il Presidente Ipasvi Lecce Marcello Antonazzo …

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"A tu per tu"... con il Presidente Ipasvi Lecce Marcello Antonazzo ...
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Marcello Antonazzo. Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche. Professore a contratto SSD MED 45 Università degli Studi di Bari. Infermiere ASL Lecce (Servizio Igiene Sanità Pubblica) nonché Presidente Collegio Ipasvi di Lecce.

Presidente, qual è la prima cosa che le è venuta in mente una volta resosi conto che stava per diventare il nuovo presidente del Collegio Ipasvi di Lecce?

Ho sentito una grande responsabilità: quella di proseguire e garantire la crescita e la promozione dell’immagine della professione avviata da gran parte del gruppo dirigente e che ha consentito alla stessa professione un vero riconoscimento sociale.

Non avrei mai immaginato di ritrovarmi nei panni di chi oggi deve guidarlo. E di certo non pensavo che il destino mi avrebbe assegnato un simile compito in un momento storico così difficile per la sanità e per i suoi operatori.

In ogni modo e con immenso piacere e con passione che ho colto la sfida nella quale ripongo tutte le mie energie, consapevole che c’è bisogno della collaborazione di tutto il gruppo dirigente per raggiungere risultati soddisfacenti.

Quali sono e saranno le sue priorità del suo mandato?

Le priorità del mio mandato sono: tutela del professionista infermiere, lotta all’esercizio abusivo di professione e del lavoro nero, sblocco del turnover, iscrizione obbligatoria all’albo, attivazione della dirigenza infermieristica nell’ASL LE e tutela dell’esercizio della libera professione.

Punteremo ad imporre le ragioni degli iscritti e della cittadinanza su tutti i tavoli istituzionali, alla Regione Puglia e nella ASL.

Lavoreremo per coinvolgere sempre di più infermieri nelle attività del Collegio, per ampliare il ventaglio dei servizi gratuiti, per promuovere l’aggiornamento scientifico e la ricerca.

Nonostante la laurea e la dirigenza, il sentire comune degli infermieri è ancora quello di una professione in qualche modo “non autonoma” rispetto al medico? E’ così o è solo il retaggio di vecchie situazioni ormai superate? 

Non farei di tutta l’erba un fascio; la stragrande maggioranza dei colleghi ogni giorno si mette in discussione per accrescere le proprie competenze tenendo alto il decoro della nostra professione. Voglio ricordare che oggi l’infermiere è: “… il professionista sanitario responsabile dell’assistenza infermieristica”.

Il nostro Codice Deontologico, già all’articolo 1 sgombera il campo da qualunque fraintendimento in merito all’autonomia professionale e intellettuale dell’infermiere e al suo ambito di responsabilità. In altri termini vale la pena chiedersi se insieme all’evoluzione della professione si sia assistito anche all’evoluzione dei professionisti che la rappresentano nella quotidianità. Essere consapevoli di chi siamo veramente nel panorama sanitario, significa prendere coscienza della centralità di due concetti chiave della nostra professione: Autonomia e Responsabilità.

Poiché siamo professionisti maturi, formati, competenti, possiamo assumerci la responsabilità delle nostre azioni, ma soprattutto delle nostre decisioni.  Noi rivestiamo una posizione di garanzia nei confronti dei nostri assistiti; prendere consapevolezza di ciò, significa vivere appieno e inevitabilmente l’essere un professionista autonomo: se io garantisco per qualcuno, allora non possono essere altri a prendere decisioni che riguardino il nostro ambito di competenza e responsabilità. Diversamente stiamo venendo meno a quell’impegno deontologico che ci siamo assunti al momento della nostra scelta professionale. Se vogliamo che gli utenti, gli altri professionisti, ci riconoscano per quello che siamo veramente, è necessario che il nostro atteggiamento professionale sia coerente con quanto dichiariamo. Dimostrare di essere autonomi, significa saper prendere decisioni: per farlo è necessario averne le competenze.

Cosa suggerirebbe ad un giovane o ad una giovane aspiranti infermieri? Direbbe loro che hanno fatto bene a scegliere questa professione o, in cuor suo, li dissuaderebbe, viste le difficoltà a farsi strada ma anche a trovare un impiego sicuro e ben remunerato?

Io sono convinto che abbiano fatto una scelta saggia e giusta. Per quanto riguarda la situazione occupazionale si hanno i primi segnali di rallentamento della disoccupazione sia in generale sia per le 22 professioni sanitarie secondo i dati rilevati da AlmaLaurea sui laureati del 2013, a un anno di conseguimento del titolo. Analizzando in dettaglio le 22 professioni sulla media degli ultimi 7 anni, la professione infermieristica si conferma per l’alto tasso occupazionale nei primi 5 posti con l’81%.

La situazione negli ultimi anni si è resa più difficile da una serie di fattori, come: blocco del turnover, riforma delle pensioni, crisi economica, piani di rientro e riordino della rete ospedaliera.

Sullo stipendio le OO.SS dovrebbero lavorare di più per cercare di adeguare la retribuzione al titolo di formazione (laurea) e alle responsabilità richieste dal Sistema sanitario anche se, vedendo la bozza del prossimo contratto di lavoro, il Governo mette a disposizione non più di 300 ml di euro con un aumento in busta paga, per ogni lavoratore, di appena 6 €.

Non le sembra che gli infermieri italiani guadagnino troppo poco rispetto alla loro preparazione e responsabilità professionali?

Sì, è vero la professione è cresciuta tantissimo dal punto di vista della formazione assumendosi la responsabilità delle proprie azioni, così come lo testimonia la crescente casistica giurisprudenziale di riferimento che vede sempre più coinvolta la professione infermieristica, ma di contro percepiamo dei salari non proporzionati.

Pertanto, si dovrebbero adeguare i trattamenti economici agli standard europei, consentendo agli infermieri la possibilità di esercitare la libera professione intra ed extra moenia.

In che situazione versa la professione al Sud?

Al sud ancora mancano dei modelli organizzativi da anni presenti nel nord. Le facevo l’esempio della dirigenza infermieristica in Puglia ancora manca nelle ASL di Lecce e Brindisi, mentre nelle restanti province pugliesi il Servizio è stato attivato ma ancora con numeri esigui e con limitazioni nello svolgimento delle proprie funzioni e pertanto andrebbe potenziato.

Scupola Giovanni Maria

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