Molte riviste, testate giornalistiche e telegiornali continuano a trasmettere il messaggio che mancherebbero migliaia di Infermieri in Italia!
Le menti di molti giovani neo-diplomati vengono pervase dalla marea di messaggi diffuse attraverso il Gran Battage Pubblicitario delle Università finalizzato all’arruolamento di giovani braccia di studenti da poter forgiare ed indottrinare a piacimento.
Riproponiamo di seguito l’intervista di Chiara, (nome di fantasia) giovane infermiera neolaureata, che di fatto non ha mai potuto assaporare la vera professione infermieristica.
Buongiorno Chiara, come ti sei affacciata nel mondo dell’infermieristica?
Parto dal principio quando alla fine del liceo ho dovuto scegliere che facoltà intraprendere.
Non ero una di quelle che andava dicendo: “fare l’infermiera è sempre stato il mio sogno…”. A 19 anni non sapevo cosa volessi fare nella vita, come non lo so bene ora.
Ero però sicura di due cose:
- dopo l’università avrei voluto un lavoro sicuro;
- avrei voluto lavorare con le persone e per le persone.
Già dal primo punto avevo escluso il 90% dei corsi di laurea.
Inutile elencare tutte le facoltà italiane che sfornano ogni semestre montagne di laureati destinati a diventare commessi, operai e nella migliore delle ipotesi precari.
Le materie umanistiche sono sempre state la mia grande passione, ma studiare “per la gloria” non mi andava.
Eliminate poi le varie ingegnerie, architetture che prevedono un futuro dietro una scrivania al computer (e un sacco di esami di matematica) eccola lì: rimane Medicina e Chirurgia!
Dopo una seconda attenta scrematura fatta valutando la mia indole mi son decisa: INFERMIERISTICA!
Poi si sa, gli infermieri non fanno nemmeno in tempo a laurearsi che trovano subito lavoro!
Conoscevo tanti ragazzi che si erano laureati in infermieristica e dopo qualche settimana avevano già un contratto!
C’è scritto anche nel libretto per l’Orientamento allo Studio:
“Nelle strutture sanitarie per l’infermiere si prevedono buone prospettive di impiego”.
Avrei dovuto rinunciare a fare carriera, è vero.
Se sei infermiere, resti infermiere. Anche se ti specializzi e diventi esperto il tuo lavoro rimane sempre lo stesso e lo stipendio pure.
Ma in cambio avrei avuto un lavoro sicuro, una divisa bianca e l’odore di disinfettante degli ospedali che mi ha sempre ammaliato oltre alle persone che mi emozionano sempre.
Non sto qui a raccontare che peripezie per entrare. Il corso è a numero chiuso, non sono stata presa subito, sono entrata un mese dopo rispetto agli altri.
Fax, carte, firme ed infine eccomi là, in terzo banco, ad ascoltare una lezione di anatomia. Mi sembra ieri.
Arrivò finalmente il momento del famoso tirocinio sperimentale che, al di là del sistema di valutazione secondo me inadeguato, mi ha permesso di fare circa 2500 ore di esperienza in corsia.
Esperienza VERA tra sangue e cacca, tra vita e morte, sorrisi e pianti.
Ovviamente ho avuto anche dei dubbi durante il percorso. È stato faticoso e a volte frustrante, ma alla fine ho capito di aver fatto la scelta giusta!
Ho scoperto di essere capace con le mani e con il cuore, ho capito che mi piace questo mestiere, mi fa crescere e riflettere!
Sì, voglio fare l’infermiera!
Neanche il tempo di realizzare questo pensiero che sono già diventata Infermiera.
Ho dato quel maledettissimo ultimo esame di tirocinio, ho scritto una tesi che è piaciuta alla commissione ed è passata anche per me l’unica giornata in cui un infermiere si sente chiamare “dottore”.
Non sono più una studentessa universitaria, panico!
Una tutor prima dell’esame di tirocinio mi ha spaventato con questa frase:
“eh… ragazzi mi raccomando studiate e fatelo bene questo esame! È molto importante perché una volta laureati i responsabili del personale dell’ospedale vi chiameranno in base al voto che prenderete!”
Io ero ultra-preoccupata perché averi dovuto fare il mio viaggio di laurea: una settimana a Parigi.
Speriamo che non mi chiamino proprio subito. Almeno una settimana di vacanza dopo la laurea vorrei farla!
Dopo 2 mesi di ricerca non ho ancora la mia divisa bianca e l’odore di disinfettante che mi ammalia.
Ho una divisa nera e sto passando un po’ di giornate tra fragranze fiorite, fruttate e agrumate perché ho avuto la fortuna di trovare un lavoretto come commessa in una profumeria di un centro commerciale. Fino a Natale.
Ma come? non riesci a trovare lavoro come infermiera? Dicono sempre che manchino infermieri!
No, io e i miei compagni neo laureati siamo ancora (quasi) tutti a casa. Che ci sia bisogno di infermieri, è vero.
In questi tre anni sono stata circa in 15 reparti, tutti con una carenza di personale infermieristico almeno di due unità ciascuno.
Gli infermieri che ho conosciuto non sono dei fannulloni, fanno il loro lavoro con passione anche quando c’è da lavorare per un collega che manca o quando c’è da saltare un riposo per coprire un buco.
Non hai fatto nemmeno colloqui?
Sì ne ho fatti un paio e mi sono sentita pesare per la prima volta i miei 22 anni che sono sinonimo di “neolaureata senza esperienza e pure femmina”.
Se devono scegliere qualcuno secondo me preferiscono il capello brizzolato e qualche muscolo in più.
Non voglio osare discorsi politici o commentare questa manovra che ha investito me e i miei compagni.
Questo vuole essere più uno sfogo di un’infermiera che non capisce bene perché domani mattina si dovrà vestire di nero per andare in profumeria quando sarebbe molto più adeguata con una divisa bianca in una corsia di ospedale.
Due mesi di ricerca non sono tanti, però sono sempre troppi se sai che c’è bisogno di te!
Domani sentirò cento profumi molto diversi da quello del disinfettante e chiederò ai clienti “avete bisogno?”
Li aiuterò e soddisfare il loro “bisogni”, molto più frivoli di quelli che dei pazienti in ospedale, quelli per cui ho studiato, quelli che mi emozionavano.
Simone Gussoni
Fonti:infermierinprogress.wordpress.com
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