Migliaia di infermieri e operatori dei servizi sanitari di emergenza incroceranno le braccia il 10 febbraio per chiedere un aumento di stipendio.
Si prevede la partecipazione di equipaggi di ambulanze provenienti da città come Londra e dallo Yorkshire. Lo sciopero, che durerà sei giorni e inizierà venerdì della prossima settimana, ha anche lo scopo di convincere il Governo a rivedere gli stipendi dei lavoratori per evitare ulteriori manifestazioni, come spiegato dal sindacato Unison, uno dei più grandi del Regno Unito.
La protesta sindacale degli infermieri riguarda principalmente l’Inghilterra, in quanto è stata sospesa quella in Galles, mentre ci sono trattative in corso. Altre agitazioni di infermieri e addetti alle ambulanze sono previste in alcune parti dell’Inghilterra nei prossimi giorni.
“Personale più sicuro salva vite”. “Cosa chiediamo? Personale sicuro. Quando lo vogliamo? Ora”. Sono tra gli slogan intonati da un gruppo di infermieri che manifestano fuori dall’ospedale St Thomas di Londra, solo uno di una lunga serie di scioperi nel servizio di sanità pubblica in programma nel Regno Unito per reclamare salari migliori per lottare contro il caro vita nel Paese.
Sugli striscioni le scritte: “É tempo di pagare equalmente il personale infermieristico”, “I pazienti sono malati, noi siamo stanchi”. Inevitabili i disagi per i pazienti, mentre il Servizio sanitario nazionale, l’Nhs, ha esortato il pubblico a utilizzare i servizi di emergenza solo se strettamente necessario, quindi per chi è in pericolo di vita.
I vertici sanitari sono “particolarmente preoccupati” per le persone che, bisognose di cure d’urgenza, non si rivolgeranno agli ospedali, temendo di non essere assistite. Anche il Governo ha ammesso quanto la situazione sia difficile. “Nonostante le misure di emergenza messe in atto – ha avvertito il ministro della Sanità, Steve Barclay -, gli scioperi guidati dai sindacati delle ambulanze e degli infermieri comporteranno inevitabilmente ulteriori ritardi per i pazienti, che stanno già affrontando attese più lunghe a causa dei ritardi nelle cure accumulati a causa del Covid”.
Redazione NurseTimes
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