Lo sfogo, sul Resto del Carlino, di un giovane medico pesarese. Fimmg: “Perché le risorse regionali già stanziate non vengono usate per riconoscere la giusta retribuzione ai medici che hanno lavorato e stanno lavorando con competenza e dedizione?”.
Che ne dite di lavorare come medici dieci ore al giorno, dal lunedì al venerdì, col cellulare “aperto” un paio di ore anche il sabato mattina per le telefonate urgenti dei pazienti, il tutto dopo aver studiato dieci anni all’università, tra laurea e specializzazione, e dopo aver speso per quella laurea, tra affitti, viaggi, eccetera, un totale di circa 70mila euro, e guadagnare ora 2.300 euro netti al mese, tolte le spese (segretaria, affitto ambulatorio, tasse…)?
Sono questi, euro più euro meno, i conti in tasca, la sua, che rivela Gregorio Bucci, 31 anni, giovane medico con un ambulatorio a Pesaro. Bucci fa anche alcune notti all’ospedale di comunità di Fossombrone, comprese nei 2.300 euro. “Un medico che lavora a gettone con le cooperative – dice -, il mio stipendio di un mese lo guadagna in tre giorni. Sfido che poi vanno a Cortina”.
Bucci, già in prima linea contro il Covid, è uno dei giovani medici che Dario Bartolucci, segretario provinciale Fimmg (Federazione italiana dei medici di medicina generale), cerca di difendere. E lo fa con un comunicato in cui spiega come le nuove generazioni della medicina di base siano ampiamente svantaggiate rispetto ai colleghi più anziani.
E’ lo stesso Bucci a spiegarlo: “Noi, rispetto ai colleghi più anziani, non abbiano tre cose. Primo: l’indennità di gruppo, cioè l’incentivo economico che lo Stato paga per invogliare i medici a unirsi in ambulatori di gruppo, per dare, grazie alle sinergie, un servizio migliore ai pazienti”. Si tratta di circa 7 euro a paziente, ogni anno. Se hai 1.000 pazienti, sono 7mila euro. “Secondo – prosegue Bucci –: l’articolo 20, accordo integrativo regionale, in vigore dal 2011, che in realtà prendono solo quelli che lo chiesero quando venne approvato, ossia circa il 30% di noi. Terzo: l’indennità per la segretaria. Se hai 1.500 pazienti, sono circa 300 euro al mese, che a noi giovani non toccano”.
Lo conferma nella sua nota Bartolucci: “Di fronte alla penuria generale di medici qualche giovane medico si sentirà attratto dalla medicina generale? Esempio: nello scorso anno la Regione ha deliberato il pagamento ai medici delle vaccinazioni anti-influenzali per un importo di 6+1 euro. I 6 euro sono stati regolarmente pagati a tutti, mentre l’euro aggiuntivo è stato pagato solo dalla Ast 7, e non alle altre Ast. Alcuni dirigenti amministrativi delle Ast si rifiutano di pagare perché, secondo loro, il testo della delibera non è chiaro”.
E ancora: “Chi dovrebbe chiarirlo, se non la dirigenza regionale? Con tutto questo i medici di medicina generale non intendono attingere dalle casse regionali più risorse di quelle già stanziate nel fondo, perché l’uscita non rimpiazzata di 250 colleghi, cioè la mancata erogazione di 250 stipendi, ha prodotto un grande avanzo di cassa”.
Conclude il segretario provinciale Fimmg: “Perché queste risorse già stanziate non vengono erogate per riconoscere la giusta retribuzione a chi ha lavorato e sta lavorando con competenza e dedizione? Perché non vengono riconosciute indennità aggiuntive alle guardie mediche per assicurarsi la copertura di tutti i turni? Forse non riusciremo a risollevare le sorti della medicina generale, ma crediamo che con scelte giuste ed oculate sia possibile evitarne il tracollo”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Resto del Carlino
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