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Il dott. Giuseppe Iaconis consegue la laurea in infermieristica presso l’Università Tor Vergata di Roma.
Lo shock è uno stato di ipoperfusione periferica che porta ad una sindrome da disfunzione multiorganica, condizione clinica molto spesso fatale causata dalla diminuzione dell’apporto di ossigeno che dovrebbe soddisfare il metabolismo dello shock cellulare. Le cause dello shock sono molteplici, così come i trattamenti terapeutici da effettuare, che devono essere messi in atto prima che la situazione possa aggravarsi.
Per prevenire il peggioramento dello stato di shock (e quindi l’irreversibilità) l’infermiere ha bisogno di indici o parametri ben precisi, che possono controllare la condizione clinica basandosi sulla funzionalità cardiaca e la volemia del sangue.
Per la prevenzione dello stato di shock e d il monitoraggio di esso, in Italia viene utilizzato come parametro cardine la pressione arteriosa sistolica (P.A.S.), anche se già dal 2012 un articolo pubblicato sull’ International Journal of the Care of the Injured affermava che la pressione sistolica non sempre è affidabile, poiché durante la fase iniziale di shock il nostro organismo mantiene i valori della pressione e della frequenza cardiaca vicino alla norma.
Uno strumento semplice ed efficace per misurare il grado di ipovolemia negli shock di tipo emorragico ed infettivo, invece, è lo Shock Index, che non è altro che il rapporto tra la pressione arteriosa sistolica e la frequenza cardiaca, con valori normali che vanno da 0,5 a 0,7 mentre valori superiore a questi indicano un imminente rischio di shock. Questo strumento è diventato un argomento di forte interesse scientifico, utilizzato nei casi più urgenti per la valutazione del rischio di shock in ambiente sia intraospedaliero che extraospedaliero soprattutto in America, mentre in Italia non viene utilizzato da tutto il personale medico-infermieristico che lavora all’interno delle unità mobili di soccorso o all’interno del Pronto Soccorso.
Questo motivo porta quindi il bisogno di effettuare una revisione della letteratura che ha come obiettivo quello di verificare l’efficacia dello Shock Index nell’identificare i pazienti che, a causa di un’ipovolemia marcata, emorragia massiva o infezione in atto, potrebbero andare incontro ad una situazione di shock irreversibile, che potrebbe comportare la morte del paziente. Tale revisione, è stata elaborata utilizzando diversi studi presenti nella letteratura medica, scegliendo dalla banca dati di Pubmed quelli inerenti all’argomento trattato svolti entro e non oltre gli ultimi 10 anni (2011-2021).
La tesi si suddivide in 4 capitoli: il primo capitolo si occuperà di descrivere i diversi tipi di shock. Saranno citate le possibili cause di uno shock e l’evoluzione fisiopatologica attraverso l’evoluzione dei segni clinici oggettivi e soggettivi, che possono andare da un normale pallore fino all’arresto cardiocircolatorio. In questo capitolo lo shock sarà classificato in base alla gittata cardiaca (normale, aumentata o ridotta) e all’eziologia (come ad esempio un trauma, un’infezione o problemi cardiaci.
Il secondo capitolo descriverà l’approccio alla persona in stato di shock, descrivendo gli interventi infermieristici messi in atto per la stabilizzazione dei parametri vitali del paziente e l’assegnazione del codice di priorità utile per l’accesso immediato al pronto soccorso.
Nel terzo capitolo si colloca invece la revisione sistematica della letteratura, realizzata per poter approfondire meglio il discorso legato allo Shock Index per verificare la sua efficacia. È stato scelto quest’argomento perché questo indice aiuta il personale medico-infermieristico a scegliere il trattamento più idoneo e previene la mortalità entro 28 giorni. Gli studi selezionati rispondevano al quesito di ricerca strutturato nella seguente forma PIO:
- P: pazienti con rischio di shock o ipovolemia marcata;
- I: utilizzo dello Shock Index;
- O: prevenire e/o monitorare la gravità dello shock
Nel quarto e ultimo capitolo si parlerà della gestione e del trattamento di ogni tipo di shock. In questo capitolo saranno introdotte le procedure e gli interventi da effettuare per risolvere uno stato di shock. Tra le procedure prese in esame vedremo l’introduzione dell’accesso intraosseo e l’incannulamento delle vene giugulari, oltre che l’utilizzo della barella a cucchiaio o dell’inserimento del collare cervicale.
Sono introdotte anche delle “novità” per la cura dello stato di shock, ad esempio l’utilizzo dell’acido tranexamico per pazienti con emorragia massiva, il NASG (indumento pneumatico anti-shock) utilizzato in caso di emorragia nelle donne in gravidanza e l’IMPELLA (utilizzato nella contropulsazione aortica in caso di shock emorragico). Sarà introdotto anche il trattamento per lo shock anafilattico e lo shock settico secondo il più recente algoritmo e le più recenti linee guida.
Questa tesi è stata scritta con l’obiettivo di consigliare agli infermieri l’utilizzo dello Shock Index nella valutazione del paziente in stato di shock e di tenersi sempre aggiornati anche sui diversi tipi di trattamenti da effettuare, cercando sempre di migliorare la qualità di vita dei pazienti e la loro formazione professionale.
Dott. Giuseppe Iaconis
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