L’Alta Corte ha posto il piccolo (appena quattro mesi), affetto da una grave patologia cardiaca, sotto la tutela del tribunale fino all’intervento e per la durata del recupero post-operatorio.
L’Alta Corte della Nuova Zelanda ha affidato al Servizio sanitario nazionale la custodia temporanea di un bambino di soli quattro mesi, affetto da una grave patologia cardiaca, i cui genitori avevano bloccato un intervento chirurgico salvavita perché contrari all’infusione del sangue di una persona vaccinata contro il Covid-19.
Secondo il giudice Ian Gault, l’intervento risponde al “miglior interesse” del paziente. Senza operazione, infatti, il bimbo rischierebbe seriamente la vita, come spiegato anche dalle autorità sanitarie. Argomentazioni che non sono bastate a convincere i genitori, i quali pretendono che le eventuali trasfusioni ematiche siano eseguite esclusivamente con sangue compatibile di un soggetto non vaccinato contro il Covid.
A nulla sono valsi i tentativi dei medici di rassicurarli circa l’efficacia e la sicurezza dei vaccini. E così il magistrato ha stabilito che il piccolo vada posto sotto la tutela del tribunale “dalla data dell’ordine fino al completamento del suo intervento chirurgico e al recupero post-operatorio”. Inoltre ha respinto la richiesta di istituire un servizio di donazione su misura con sangue proveniente esclusivamente da donatori non vaccinati, pur ribadendo che i genitori continueranno a essere i principali tutori del bambino e che i medici dovranno tenerli informati in ogni momento sulle sue condizioni di salute.
A questo punto tocca al Servizio sanitario neozelandese decidere una data per l’operazione ed eseguirla in piena autonomia.
Redazione Nurse Times
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