Come sfruttare la plasticità del cervello, quali interventi possono far raggiungere agli alunni la zona di sviluppo prossimale di Vygotskij?
La prof.ssa Daniela Lucangeli parla degli effetti del potenziamento nelle disabilità durante il seminario nazionale di studio “L’inclusione scolastica nella prospettiva ICF”.
La prof. Lucangeli, docente dell’Università di Padova, si è laureata in Logica (Filosofia) nel 1988, e nel 1991 ha conseguito la laurea in Psicologia presso l’Università di Padova.
Nel 1997 ha conseguito il PhD internazionale in Psicologia presso l’Università di Leiden seguendo un progetto della Comunità Europea. Nel 2001 diventata professoressa associata e nel 2005 professoressa ordinaria nella stessa università.
L’incarico più prestigioso a livello internazionale è la vicepresidenza dell’Accademia mondiale delle scienze per le Learning Disabilities (International Academy for Research in Learning Disabilities – IARLD).
Il ruolo dell’ambiente è fondamentale per gli apprendimenti. Il cervello è plastico e si modifica in base all’ambiente. L’etica della scienza per la scuola può funzionare da moltiplicatore, nel senso che se si trasmettono le buone prassi basate sulle scoperte della scienza, l’effetto che si può avere sugli alunni si moltiplicherà grazie alla trasmissione di queste tra gli insegnanti che la applicheranno nel corso degli anni.
La prof.ssa Lucangeli parla del cortocircuito emozionale che determina le difficoltà di apprendimento.
Le figure d’aiuto possono far sviluppare il 38% in più dei dendriti, di organizzazione cerebrale. La scienza ha dimostrato la possibilità di questo miracolo, spiega la prof.ssa Lucangeli.
In tutti gli ambiti dello sviluppo umano si sta verificando un’accelerazione.
È stata misurato in un rapporto di 2 a 8. Significa che ogni due anni si avrà uno sviluppo corrispondente ai passati 8 anni.
Questo deve far pensare a come fare per insegnare ai bambini nei prossimi anni in vista dello sviluppo cui andremo incontro che rende obsoleti i vecchi metodi.
Le emozioni sono fondamentali per l’apprendimento. Pensiamo ad un interruttore della luce in cui la levetta indirizza il circuito elettrico: le emozioni sono le levette che spostano la direzione del nostro apprendimento.
Se un apprendimento viene accompagnato da un’emozione positiva o negativa questo viene favorito o sfavorito rispettivamente (come accade quando un alunno ritiene di non poter imparare la matematica: questo pensiero negativo sfavorisce l’apprendimento).
Secondo Eric Fisher, neurofisiologo della Harvard Uniniversity, la noia danneggia il potere creativo del cervello (flusso dell’intelligere).
Quando io apprendo, la direzione del flusso è “da fuori a dentro”, quando penso la direzione è “da dentro a fuori”. La direzione “da dentro a dentro” avviene attraverso la mia intelligenza con pensieri divergenti e creativi. In questa fase avviene la trasformazione di ciò che apprendo in qualcosa di personale.
Questo ci fa capire che si tratta di un sistema sociale di apprendimento. La noia distrugge questo meccanismo. Una scuola che adotta un modello prestazionale: “io ti insegno, tu apprendi e io verifico”, rende plastico solo il meccanismo da fuori a dentro e blocca il pensiero creativo da dentro a dentro.
Per capire meglio questi concetti parliamo del sorriso.
Il bambino quando nasce sembra sorridere, ma quelli che sembrano sorrisi sono in realtà degli spasmi del cervello a livello periferico che trasmettono i primi impulsi che consentono al bambino di rispondere agli input esterni, è solo un meccanismo di riflessologia del sistema periferico.
Ad un certo punto il sorriso diventa un sistema comunicativo intelligente che significa “io ti riconosco”.
Il primo processo del “da dentro a dentro” è mediato dal sorriso e dallo sguardo. Il bambino, guardando la mamma, cambia il processo da automatico ad intenzionale. Il sorriso e lo sguardo sono i mediatori dell’intelligenza distribuita accompagnata dalle emozioni.
I test hanno messo a confronto un gruppo sperimentale e uno di controllo nelle scuole in cui ai docenti veniva insegnato il meccanismo dello sguardo e del sorriso intenzionale (che incoraggia, che accompagna, che mostra l’errore).
Gli insegnanti del gruppo di controllo hanno insegnato secondo il metodo tradizionale. Dove gli insegnanti guardano troppo a quello che fanno senza l’uso dello sguardo e del sorriso, senza la condivisione dell’intelligenza distribuita, difficilmente si raggiunge il risultato educativo sperato.
Non basta sorridere, ma se non lo si fa il meccanismo della distribuzione dell’intelligenza è particolarmente debole.
È stato misurato che un incoraggiamento corregge più di 89 rimproveri. Non si vuole incoraggiare una scuola ‘molle’ – spiega la dott.ssa Lucangeli – ma si vuole incoraggiare una scuola capace di dare il 38% in più di organizzazione cerebrale, se sa come innescare il meccanismo dell’intelligenza creativa, costruttiva distribuita.
Randolfi Massimo
Fonte: www.alberghierocastelnuovocilento.gov.it
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