L’attuale assetto sanitario pubblico sta vivendo un processo di destrutturazione e riforma a livello nazionale, che vedono come indicatori il contenimento della spesa pubblica, a fronte di un incremento di una richiesta sempre più alta di prestazioni.
Questo è determinato dal fatto che una seppur minima percentuale di cronicità e fragilità (a pari del 30%), assorbe il 70% delle risorse disponibili, slivellando in rapporto, in termini di erogazione dei servizi, nei confronti di altri target di utenti.
Assistiamo, dunque, ad un adeguamento forzato delle strutture erogatrici, consono alla domanda: conversione di ospedali in lungodegenze post-acuzie, che implicano un minor carico assistenziale, strettamente legato ad un minor investimento di risorse umane ed economiche.
E’ un fattore implicito questo imprescindibile, al quale, presto o tardi, tutte le regioni dovranno adeguarsi!
La metamorfosi già cominciata in diverse Regioni, necessita, dunque, del potenziamento sinergico del territorio, al quale l’Infermiere di Famiglia risponde con un lavoro non solo di Welfare circolare, ma soprattutto di prossimità.
L’Utente che necessita di cure, o anche semplicemente di confronto e sostegno in un percorso, a chi pensate si possa rivolgere? All’infermiere! Autentico punto di riferimento, in grado di supportare, indicare, gestire, curare.
Il medico? Troppo impegnato nel gestire i suoi 1500 assistiti.
Lo specialista? Costa e posso vederlo, al massimo, 2 volte l’anno.
I servizi sociali? Figuriamoci, hanno in gestione i veri casi disperati e le risorse economiche sono centellinate con la Spending Review.
L’ospedale? Dio, me l’hanno chiuso o convertito e non voglio fare 10 ore di coda!
Che fare? Ecco l’importanza dell’Infermiere di Famiglia, una figura professionale dedicata, capace di dare le giuste risposte ai problemi della cronicità, attivando percorsi sanitari in grado di ottemperare, alle richieste immediate di salute dei cittadini, con delle prestazioni infermieristiche che vanno dalla semplice medicazione, alla terapia domiciliare, all’educazione sanitaria, all’elettrocardiogramma, senza gli interminabili tempi d’attesa dei circuiti della sanità pubblica.
Tutto ciò e molto altro ancora è l’Infermiere di Famiglia, ambulatori infermieristici attivi in Lombardia, che attraverso un ventaglio di prestazioni e la presa in carico dei pazienti, offrono alla popolazione potenzialità di intervento di tutto rispetto. Un singolo infermiere può praticare in 6 mesi 637 prelievi ematici, 250 medicazioni, 704 somministrazioni di medicinali intramuscolo, 120 fleboclisi, 102 consulenze, 450 utenti presi in carico ecc. ecc.
Il ruolo centrale, però, necessita di un’elevata dose di SAPERE, SAPER FARE e SAPER ESSERE,
derivante molto spesso da un percorso Lifelog (apprendimento sul campo), ragion per cui cinque anni di esperienza nel settore, ci hanno portato ad organizzare corsi di autentica formazione sul campo in itinere, dal momento che il problema è di carattere nazionale.
L’opportunità di esprimere tutta la propria professionalità nella zona di residenza, è una possibilità concreta, della quale tutto il mondo sanitario al collasso, può beneficiare, oltre che l’utente stesso. Infermieri stanchi del ripiego o addirittura disoccupati, il messaggio è per voi!
Rimbocchiamoci le maniche e contribuiamo alla svolta, perché abbiamo solo da guadagnarci a 360°, a meno che non abbiate già deciso di voltare le spalle al progresso.
Appuntamento a Bari con “IL MANAGEMENT DEL TERRITORIO: L’INFERMIERE DI FAMIGLIA”, il 10 giugno alle ore 8,30 presso la sede di Ri.Forma, associazione di Ricerca e Formazione, via Poli 20-22, evento gratuito, non verranno erogati crediti E.C.M.
Maria Rosa Genio
“L’INFERMIERE DI FAMIGLIA” – Ambulatorio di Varese
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