Condividiamo di seguito il pensiero di Maria (nome di fantasia), infermiera che, dopo molti anni trascorsi in ospedale, è giunta alla conclusione che l’intero sistema sia finalizzato allo sfruttamento selvaggio del professionista infermiere.
“Schiavitù moderna”
Sono Maria, infermiera presso un’azienda ospedaliera del milanese.
Attraverso queste righe voglio denunciare quello che di più assurdo sta succedendo.
Oltre ad essere a livello nazionale demansionati, sottoposti a lavorare sotto organico, massacrati a livello contrattuale veniamo trattati come oggetti senza una dignità.
Non si può assistere in silenzio ogni giorno ad una organizzazione non di personale ma di schiavi senza diritto di replica…
Schiava si, proprio così mi definisco, perché nel momento in cui vengono lesi i diritti per organizzare il lavoro mi sento tale.
In una sola giornata, addirittura in ferie, vengo contattata tramite WhatsApp venendo a sapere che per me e per tutto il resto dei colleghi di reparto, i turni da metà mese in poi subiranno variazioni.
Trovo assurdo e un abuso di potere, l’impartizione di un ordine di servizio illegale e per assurdo ricevuto via WhatsApp, sul numero di telefono personale, al quale mai ho dato mandato che fosse utilizzato per comunicazioni di servizio, eccetto per ottemperare il servizio di pronta disponibilità.
Se questa non è schiavitù io non so come definirla.
Si appropriano attraverso il potere, delle NOSTRE VITE, imponendoci cambi turno e intaccandoci riposi senza chiederne il consenso, fanno di una nostra app di messaggistica mezzo per tenerci h 24 reperibili, alla faccia della privacy….
C’è qualcosa davvero che non va più nel nostro sistema di lavoro.
Il mio motto perciò continua ad essere quello di non chinare mai la testa difronte a tutta questa dittatura moderna per difendere i miei diritti.
Maria
Come non poter condividere il pensiero di questa collega? Per comprendere il grado di sfruttamento che a volte subiscono ma che spesso accettano di subire, basta pensare che quando i medici mancano i reparti vengono chiusi temporaneamente. Quando a mancare sono gli infermieri invece, ci sono sempre colleghi pronti ad accettare di lavorare anche per 16 ore consecutive per il bene dell’azienda.
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