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Giuseppe Bianco si racconta “dirò sempre sì al vaccino”

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Giuseppe Bianco si racconta "dirò sempre sì al vaccino"
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L’infermiere Giuseppe Bianco, 46 anni, capo sala del Covid Residence, chiuso a seguito del crollo all’Ospedale del Mare, ci racconta la sua esperienza con il coronavirus, all’indomani del vaccino. “Mi auguro che questo diventi presto solo un ricordo”, dice racchiudendo in una frase il pensiero di tantissimi infemieri e operatori sanitari che in questi mesi hanno visto con i loro occhi cosa può fare il Covid-19. Bianco lo ha definito “un nemico invisibile” capace di creare una strage.

Giuseppe Bianco, che è anche direttore del dipartimento di Cardiologia ed è candidato nella lista “La Svolta“, è stato tra i primissimi in Campania a dire “sì” al vaccino.

“Io sono stato il primo operatore sanitario che ha dato il consenso appena mi è stato proposto” ci racconta. “Penso che la paura non deve esserci quando si parla di vaccino. Bisogna guardarsi alle spalle e analizzare a mente fredda quello che è accaduto, osservare mese per mese tutte le vittime che ci sono state (e che purtroppo ancora ci saranno) soprattutto nel nostro ramo lavorativo. Se ci si guarda indietro si può solo dire sì al vaccino. La vaccinazione, per adesso, è l’unica arma che abbiamo contro questo nemico fantasma che fa paura”.

“I miei nonni, – continua Bianco, – mi raccontavano la prima e la seconda guerra mondiale, un domani io racconterò ai miei nipoti una terza guerra dove non ho visto guerrieri, ma un nemico invisibile che ha fatto una strage immensa“.

La mia esperienza con il Covid-19

“Io sono il responsabile infermieristico di tutto il dipartimento di Cardiologia, ma nel mese di marzo l’amministrazione mi ha affidato l’apertura del Covid Center all’Ospedale del Mare. Mi sono ritrovato in un ambiente che non conoscevo: ho sempre fatto il caposala in aria cardiologica, il settore delle malattie infettive era totalmente nuovo per me. All’inzio avevo molta paura. Ricordo di aver passato ore sotto la doccia tornato a casa, ogni sera, per ritrovare una sensazione di purificazione. Nonostante la mia azienda sanitaria non ci abbia mai fatto mancare nulla in termini di dispositivi di protezione, ad aprile non sapevamo molto: sapevamo solo che di Covid di moriva. Sentivo il bisogno di proteggere la mia famiglia, assieme a mia moglie, che è anche infermiera. I nostri due figli hanno deciso di passare il lockdown con noi per non lasciarci soli. La paura di poter creare un’infezione a casa c’era. Con il tempo, sebbene i morti siano stati tanti, si è iniziato a comprendere più cose: per esempio, quanto siano molto importanti i piccoli gesti, dal lavarsi le mani all’utlilizzo della mascherina“.

Poi, ad ottobre, è stato inauguarto il Covid Residence, una struttura per ospitare persone positive ma clinicamente guarite.

Giuseppe Bianco ci tiene a precisare come questa sia stata sin da subito una struttura aperta a tutti, alle persone famose (come Emilio Fede), fino ai senza tetto gestiti dalla comunità “La Tenda”. “La struttura è stata aperta a tutti, non abbiamo fatto differenze per nesusno” sottolinea Bianco con orgoglio.

“Inizialmente avevo paura di non essere pronto a gestire il Residence – dice l’infermiere, – ma io ci metto tutto me stesso nella mia professione, mi aggiorno costantemente, chiedo aiuto, non ho paura di imparare. E ho imparato sul campo. In questi tre mesi di struttura ho assistito anche i clochard. Abbiamo avuto anche ospiti famosi, Emilio Fede per esempio, che mi ha meravigliato: l’ho sempre conosciuto dietro la tv come un lottatore, ma il Covid piega tutti”.

Solo tre giorni fa, poi, c’è stata una nuova paura all’Ospedale del Mare: un boato enorme, all’alba, ha svegliato gli ospiti della struttura. Un’implosione, forse un effetto ‘sifonamento’, generata da una perdita di gas o da vapori sotteranei, ha creato un crollo che ha costretto l’evacuazione del Covid Residence.

“La situazione ha creato paura, – spiega Bianco, – e ovviamente si è creato un certo disagio quando siamo stati costretti a mandare a casa persone positive che avevano necessità di essere in un ambiente assistenziale. Nonostante questo, però, devo dire che ho riscontrato grande disponibilità delle famiglie che hanno prontamente risposto al problema. Ora si sta già spingendo per una pronta riapertura. Aspettiamo notizie a giorni”.

Nel suo raccontare, Giuseppe Bianco, non può evitare di lasciar trapelare l’immensa passione che ha nel suo lavoro.

Lo dico sempre: per fare l’infermiere ci vuole cuore anima e passione… non lo puoi fare per altri fini, se lo fai per un fine economico hai sbagliato mestiere. Mio figlio ci ha sorpreso, scegliendo di studiare la professione infermieristica. Ne siamo orgogliosi. Noi infermieri non possiamo dimenticare il curare. Al giorno d’oggi siamo passati da un infermiere esecutore a un infermiere che ha un pensiero critico. Il Covid ha evidenziato l’importanza della nostra figura professionale che troppo spesso viene sottovalutata. Serve un cambiamento” conclude.

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