Ecco l’intervento del presidente di Federsanità Anci durante la giornata inaugurale.
Sono ormai maturi i tempi per inserire a pieno titolo nella direzione strategica delle aziende sanitarie la figura del direttore delle professioni sanitarie, accanto al direttore sanitario e al direttore amministrativo. Per questo motivo abbiamo deciso di avviare, come Federsanità Anci, accanto al tradizionale Forum dei direttori generali, anche quello delle professioni sanitarie affinché si definisca al più presto un luogo di confronto e proposta su questi temi.
Dal 15 febbraio è avvenuta infatti l’automatica trasformazione dei previgenti Collegi delle professioni sanitarie, anticamente diplomate, in Ordini professionali, così come indicato dalla legge n. 3 dell’11 gennaio 2018, pubblicata in G.U. il 31 gennaio 2018. Una rivoluzione non formale per la sanità italiana, che per questa riorganizzazione ha atteso 70 anni. Se vogliamo che non si tratti solo di un cambiamento nominalistico bisogna capire che contenuti dare alla professione. Il Servizio sanitario nazionale, per sopravvivere, ha bisogno di cambiare pelle e, in tutti i processi innovativi di governance, quella dell’infermiere è una figura cruciale:
1) Punto di snodo nell’ambito dell’operation management per la co-gestione delle piattaforme di erogazione dei servizi interni (sale operatorie, aree ambulatoriali, degenza per intensità di cura), per l’ottimizzazione dei flussi e dei percorsi fisico-logistici dei pazienti, per il bed management.
2) Co-gestione di processi strategici per l’azienda e per il paziente quali la prevenzione delle infezioni ospedaliere e la misurazione e gestione del dolore.
3) Gestione dei servizi nei quali sia prevalente la componente sanitaria (pulizie, lavanolo, sterilizzazione, rifiuti, trasporto infermi, logistica del farmaco e dei dispositivi) e supporto per le funzioni di informatica sanitaria.
4) Co-gestione del rischio clinico e organizzativo.
5) Attività autonome di supporto clinico (es. ambulatori infermieristici per le medicazioni, la gestione delle stomie, ecc.).
6) Monitoraggio degli esiti assistenziali di competenza, quale strumento sinergico per l’appropriatezza delle cure.
7) Punto di riferimento nell’integrazione ospedale-territorio, anche attraverso l’affiancamento proattivo dei caregivers non professionisti, per la gestione delle cronicità.
L’obiettivo finale è quello di contribuire fattivamente al recupero della frattura culturale che si è venuta a creare tra operatore sanitario e persona malata. Un rapporto che incide fortemente sull’aderenza alle terapie, ma che nel tempo si è sempre più disgregato. Bisogna invece creare consapevolezza relativa ai diritti e doveri che operatori sanitari hanno nei confronti del paziente e, viceversa, far sì che il paziente diventi sempre più cosciente del fatto che la propria partecipazione attiva e informata è determinante per il ripristino dei livelli di salute. In questa direzione il ruolo dell’operatore sanitario è assolutamente strategico e dirimente.
Tiziana Frittelli
Presidente Federsanità Anci
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