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Foggia: una RSA si offre disponibile ad assumere gli infermieri in fuga da Kabul

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Foggia: una RSA si offre disponibile ad assumere gli infermieri in fuga da Kabul
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Gli italiani non hanno intenzione di stare a guardare inermi quanto stia accadendo a Kabul con migliaia di cittadini in fuga dai talebani nuovamente saliti al potere.

Tra chi sta cercando di abbandonare il proprio paese sono presenti anche svariate infermiere. È diventata famosa la storia di Bibi Suhiala, infermiera afghana arrivata in Italia insieme alla sua famiglia.

La sua storia è stata raccontata sulle colonne di Repubblica e subito recepita da Rocco Magaldi, presidente pro-tempore della Fondazione ‘Giuseppe Palena’ Onlus, che si è fatto avanti scrivendo a ‘posta e risposta’ di Francesco Merlo.

Il gruppo che gestisce la struttura sanitaria privata alle porte di Foggia, ha subito deliberato l’assunzione regolare della 21enne, offrendole anche vitto e alloggio per un triennio, ed impegnandosi a inserire nel contesto lavorativo il marito. Tale offerta è valida per altri infermieri afghani, stranieri e migranti che intendano lavorare in strutture sanitarie private.

“Caro Merlo, ho letto l’articolo di lunedì 30 agosto e ho immediatamente convocato il consiglio di amministrazione della R.s.s.a. Fondazione Palena Onlus corrente di Foggia. Il CdA ha deliberato, qualora interessata, l’assunzione con regolare contratto dell’infermiera Bibi Suhiala in affiancamento nello specifico settore per poi rendersi autonoma qualora il governo italiano emani un urgente, straordinario e legittimo provvedimento di riconoscimento delle lauree conseguite dai profughi afghani e dai rifugiati politici”, scrive Magaldi.

“L’offerta è immediatamente esecutiva e la Fondazione aggiunge vitto e alloggio per un triennio alla famiglia impegnandosi ad inserire il coniuge della dottoressa Suhiala in un contesto lavorativo consono al titolo che possiede. Tale offerta è valida per altri/e infermieri/e (afghani, stranieri e migranti) che intendano lavorare in strutture sanitarie private. Si è qui ritenuto che l’aiuto a tali soggetti sfortunati nella loro patria deve essere concreto nell’interesse reciproco”, conclude.

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