Oggi, 23 novembre, gli studenti di infermieristica fiorentini sono scesi in piazza per protestare contro il taglio dell’assegno infermieri e contro lo sfruttamento durante il tirocinio ospedaliero che, di fatto, li vede utilizzati come pura e semplice manovalanza. Qualcosa inizia a smuoversi…?
“Basta allo sfruttamento spacciato come tirocinio!”…“Il tirocinio non è schiavitù!”
È questo il grido con cui oggi, 23 novembre 2016, gli studenti toscani di Infermieristica si sono dati appuntamento alle 09:30 a Firenze, in via Cavour, davanti alla sede della Regione. La protesta, organizzata a seguito della cancellazione dell’assegno infermieri da parte della giunta regionale della Toscana, si propone come un importante precedente.
L’assegno, previsto dall’anno 2000 come sostegno economico per gli studenti del corso di laurea in Infermieristica, significava per i futuri professionisti avere a disposizione circa 955 euro al primo anno, 1.936 al secondo e 3.227 al terzo. Ma stavolta la giunta, su proposta dell’assessora alla sanità Stefania Saccardi, ha optato per un definitivo stop.
“Tale assegno era considero dagli studenti di infermieristica come una sorta di rimborso per le spese sostenute durante le 1800 ore di tirocinio, considerando che le assegnazioni delle sedi di tirocini sono, molte volte, lontane dalla propria residenza e non sempre dispongono di mense e residenze universitarie, fondamentali per il Diritto allo studio”. Così ha spiegato, sulla pagina Facebook dell’evento, il rappresentante dell’ Unione Degli Universitari Hamilton Dollaku, anche lui studente.
I futuri infermieri, interpretando quest’ulteriore privazione come una nuova legittimazione dello sfruttamento degli studenti, denunciano anche il fatto che le strutture ospedaliere, a causa di una paurosa carenza di personale sanitario, li utilizzano facendogli fare lo stesso lavoro delle persone laureate e assunte.
“Ricordiamo a tutti inoltre che gli studenti del 3° anno, ormai ben formati e preparati, svolgono in ospedale 8 mesi di tirocinio (oltre la metà) dell’intero tirocinio, che spesso e volentieri si traduce in forza lavoro gratuita per l’Azienda Ospedaliera”.
Le altre criticità evidenziate dagli studenti e che hanno dato vita alla protesta, sono la reintroduzione della frequenza obbligatoria per quanto riguarda tutte le materie, la cancellazione di un paio di appelli ed il temporeggiamento sull’attivazione della figura dello studente part-time, per gli studenti in corso.
Secondo Dollaku, “un chiaro campanello d’allarme è il risultato ottenuto all’ultimo test di ammissione al corso di laurea in Infermieristica a Firenze: su circa 600 posti programmati, a scorrimento ultimato, sono tantissimi ancora i posti rimasti liberi”.
In una breve intervista, che sono riuscito a strappargli stamattina mentre era in protesta, Dollaku dichiara a Nurse Times tutta la frustrazione degli studenti.
L’abolizione dell’assegno… è stato il motivo principale che ha generato la protesta? Oppure è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
“L’abolizione dell’assegno è la punta dell’iceberg della condizione studentesca in questo corso di laurea. Gli studenti sono soffocati da un insieme di altri fattori, come la frequenza obbligatoria o la grande quantità di moduli (circa 80)”.
Secondo te… il problema atavico del demansionamento è solo un figlio legittimo della crisi? O… Nasce anche dalle dinamiche universitarie che prevedono lo sfruttamento degli studenti infermieri?
“Il problema del demensionamento è figlio di una politica, sia regionale che nazionale, che continua a fare tagli nella istruzione e sanità, due aree importantissime per il cittadino. Lo sfruttamento da parte delle Aziende Ospedaliere ovviamente incide negativamente non solo sull’apprendimento di alcuni concetti ma anche sulla condizione psico-fisica dello studente con difficoltà economica o con una famiglia a carico, che a quel punto di trova di fronte ad una scelta: studiare o lavorare/mantenere la famiglia?”
Qualcosa, nelle menti delle giovani leve infermieristiche, si sta finalmente smuovendo…?
Foto della protesta: Hamilton Dollaku
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