Un paziente musicista è stato operato a un tumore al cervello mentre suonava il suo clarinetto. È accaduto al S. Anna di Ferrara
Nell’ospedale S. Anna di Ferrara, a settembre, ha avuto luogo un intervento chirurgico a dir poco eccezionale: la rimozione di un tumore al cervello mentre il paziente era intento a suonare il suo clarinetto.
L’ammasso di cellule impazzite si trovava nell’area cerebrale sensitiva di destra, la stessa da cui deriva la percezione della sensibilità alla mano e al braccio sinistro. Ed proprio per questo motivo che i chirurghi hanno chiesto all’uomo, musicista professionista, di suonare il suo strumento: questo tipo di strumento richiede movimenti precisi repentini e automatici delle dita.
Stimolando nella fase operatoria specifiche zone dell’encefalo sono stati evocati disturbi sensitivi complessi. Il paziente ha così potuto riferire se riusciva a gestire in modo ottimale o meno le falangi della mano sinistra, per un’alterazione transitoria della sensibilità. Fatto che veniva palesato con gli errori durante l’esecuzione dei brani. In questo modo lo staff medico ha potuto procedere evitando anche il minimo rischio di danni invalidanti.
In quattro lunghe ore, di cui due col paziente cosciente e concentrato sui suoi virtuosismi musicali, i medici sono riusciti ad asportare il temibile ospite indesiderato, come poi ha confermato la risonanza magnetica post-operatoria. Il musicista, che è stato dimesso dopo qualche giorno, ha recentemente inviato ai chirurghi alcuni video con delle sue performances musicali piuttosto elaborate, che confermano il fatto che si sia totalmente ristabilito.
Come spiega l’ospedale S. Anna, quando ci si trova davanti a tumori cerebrali gli obiettivi dei neurochirurghi sono fondamentalmente due: asportare quanta più massa possibile e ridurre al minimo i potenziali danni alle funzioni cerebrali provocati dalla chirurgia stessa.
Il singolare ed eccezionale intervento chirurgico avrebbe potuto essere eseguito in “awake surgery”, ovvero con il monitoraggio intraoperatorio della funzione motoria (esistono strumenti per monitorare le funzioni motorie, ma non le sensitive), grazie alle registrazioni dei neurofisiologi.
Il fatto che il paziente fosse un musicista e suonasse il clarinetto, però, ha fornito ai medici il modo per provare a presidiare anche la funzione sensitiva. E gli esiti sono risultati essere positivi.
Alessio Biondino
Fonte: Il Tempo
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