“Ti devo uccidere”. Queste le parole pronunciate all’indirizzo di una dottoressa dalla figlia di un anziano arrivato in condizioni critiche, e poi deceduto, all’ospedale San Paolo di Napoli. La protagonista dell’aggressione, che faceva parte di un gruppo di parenti che ha fatto irruzione in Pronto soccorso, è poi passata dalle minacce di morte alla violenza fisica, afferrando per il collo la malcapitata professionista, tirandole i capelli e colpendola con pugni e schiaffi.
La donna, inoltre, ha imbracciato un’asta per le flebo e l’ha scagliata contro i presenti. Vittime della sua furia, oltre alla dottoressa, anche un’operatrice sanitaria e quattro guadie giurate. Il tutto perché, nonostante i tentativi di rianimazione cardiopolmonare, non è stato possibile salvare il padre, ultrasettantenne e sofferente di problemi cardiaci.
A fornire ulteriori dettagli sulla vicenda, è Manuel Ruggiero, presidente dell’associazione Nessuno tocchi Ippocrate: “Improvvisamente le condizioni cliniche dell’uomo sono peggiorate fino all’arresto cardiaco e, mentre i sanitari effettuavano le manovre di rianimazione, un infermiere ha allertato telefonicamente la famiglia”. Poi l’irruzione della stessa famiglia in ospedale, con tutto ciò che ne è seguito.
E purtroppo non è l’unico episodio di violenza ai danni del personale sanitario verificatosi nelle ultime ore a Napoli. Di lì a poco, infatti, come denunciato sempre dall’associazione Nessuno tocchi Ippocrate, “una paziente del CTO viene trasferita dal reparto di medicina d’urgenza al vicino ospedale Monaldi”.
Incredibile ciò che è accaduto dopo: “La paziente lascia i suoi effetti personali nel reparto. Dopo poco arriva il figlio, che chiede notizie dei bagagli. L’infermiere di reparto gli chiede di aspettare dieci minuti l’arrivo della sua collega che le ha in carico, ma l’uomo, dopo appena due minuti, torna dall’infermiere e comincia ad alterarsi, asserendo che ha fretta. Dalle parole si passa ai fatti e sferra un potente calcio sulla gamba del sanitario. Cinque giorni di prognosi per l’infermiere e identificazione del facinoroso da parte delle forze dell’ordine”.
Sulla vicenda è intervenuta, con una nota inviata alla direzione del presidio e dell’Asl Napoli 1, la rete sindacale di Cisl Fp, Fials, Nursind, Nursing Up e Potere al Lavoro: “L’ospedale deve costituirsi parte civile e applicare tutte le soluzioni che impediscano il verificaresi di questi episodi. Chiediamo alla direzione strategica aziendale, come priorità assoluta, l’istituzione del drappello di polizia che è presente già in due presidi a Napoli, oltre all’aumento significativo del numero di guardie giurate, che fanno il possibile, ma occorrono rinforzi”.
Redazione Nurse Times
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