In ogni epoca storica si è teorizzato la promozione della salute. Nel 1986 il concetto viene codificato con la sottoscrizione della “Carta di Ottawa per la promozione della salute” da parte degli stati aderenti all’Organizzazione mondiale della sanità.
Nel documento si definisce promozione della salute «il processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e di migliorarla». La salute è intesa «come una risorsa per la vita quotidiana e non l’obiettivo del vivere». La responsabilità per la promozione della salute nei servizi sanitari condivisa tra i singoli, i gruppi della comunità, gli operatori sanitari, le istituzioni che garantiscono il servizio sanitario e i governi.
Le persone che sono coinvolte dovrebbero assumere come principio guida che in ciascuna fase della progettazione, realizzazione e valutazione della attività di promozione della salute gli uomini e le donne dovrebbero diventare partner alla pari. Gli stati membri dell’Oms, con la Carta di Ottawa, hanno definito le modalità attraverso cui promuovere la salute. In Italia la normativa ha avuto un’evoluzione significativa generando un’evoluzione giuridica che partendo dalla legge 241/1990 ha codificato le modalità per articolare la comunicazione sia quale strumento di “Clinical Governance” sia mezzo di interlocuzione con il cittadino/utente.
L’evento formativo, rivolto a personale sanitario e dirigenti medici, si prefigge di diffondere i principi teorici della comunicazione in ambito sanitario e di stimolare la crescita culturale su un argomento di sostanziale utilità con obiettivo di migliorare la capacità di gestione della trasmissione delle competenze e riduzione dei conflitti con i cittadini/utenti.
La malattia cronica ostruttiva polmonare (BPCO ed asma bronchiale in primis) è una patologia frequente, molto più di quanto venga diagnosticata; in Europa l’incidenza della patologia, sulla base della sintomatologia, è stimata in circa il 5% mentre la “pooled prevalence”, quando la diagnosi clinica viene integrata col dato spirometrico, sfiora il 9%; di contro l’anziano viene spesso etichettato “BPCO” per il solo fatto di avere un “certa età” e, quindi, un apparato respiratorio che fisiologicamente va incontro ad evoluzione anatomica che produce risvolti funzionali in senso “ostruttivo”, o per il solo fatto di avere sintomi di “mucosite” delle vie aeree in autunno/inverno.
L’argomento della diagnosi certa pone problemi di grande rilevanza clinica, terapeutica e, ovviamente, di appropriatezza spesso non rispettata con conseguenti danni ai pazienti per un trattamento che può diventare inopportuno, se non dannoso, se non è presente la patologia oppure omesso nel caso della mancata diagnosi. Pertanto il MMG ed il medico di Continuità Assistenziale, gestori della malattia sul territorio, o l’internista, che quotidianamente è chiamato a prestare le cure a pazienti co-morbidi anche per la presenza di BPCO, o il cardiologo, attesa la frequentissima presenza della malattia nei cardiopatici, possono giovarsi dell’approfondimento degli argomenti inerenti la necessità di ottemperare all’esigenza scientifica, che è recepita negli obblighi di legge, dell’appropriatezza diagnostico/terapeutica.
Ci ritroviamo a discutere di elementi che erano orizzonti molte decadi scorse perché rimangono ancora problemi attuati: la comunicazione, quindi la comprensione, quindi la consapevolezza e la condivisione delle strategie diagnostico/terapeutiche. Siamo in ritardo!
- Conoscere le basi della comunicazione,
- conoscere la normativa sulla comunicazione,
- migliorare le tecniche di gestione della trasmissione delle competenza e della gestione dei conflitti.
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Redazione Nurse Times
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