Riprendiamo dal sito dell’organizzazione sindacale una dichiarazione del segretario generale Luca Marco Comellini.
Abbiamo appreso, con particolare soddisfazione, che a seguito della nostra denuncia sulla grave situazione di esercizio abusivo di professione presso le strutture sanitarie della Difesa, la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), ha voluto ribadire con estrema chiarezza l’importanza del rispetto della legge nell’esercizio delle professioni sanitarie, anche nell’ambito del ministero della Difesa.
Il Sindacato dei Militari non può che condividere pienamente il contenuto della nota n. prot. P -2365/III-1, datata 8 luglio 2019, indirizzata dal presidente nazionale della Fnopi, dott.ssa Barbara Mangiacavalli, ai ministri della Difesa, della Salute, dell’Interno e dell’Economia e finanze, nonché al Dipartimento per gli Affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri e a tutti gli Ordini provinciali.
La Fnopi è intervenuta sulla questione dell’iscrizione all’Albo degli infermieri militari e del loro inquadramento giuridico e, come noi, ha ritenuto di dover censurare con fermezza chi è alla ricerca di soluzioni transitorie, nel rispetto degli obblighi previsti dalla Legge n. 3/2018. A tal proposito ci permettiamo di suggerire al generale Nistri, del quale sull’argomento abbiamo potuto leggere la recente risposta data a una delibera del Cocer Carabinieri, di non cercare improbabili soluzioni transitorie, ma di fare solo ciò che la legge gli impone, e quindi di inviare i Nas presso ogni struttura sanitaria militare per verificare il pieno rispetto delle norme in materia di esercizio delle professioni sanitarie.
Per la soluzione del problema dell’inquadramento degli infermieri militari, come peraltro già prospettato da questa organizzazione sindacale, la Fnopi suggerisce l’inquadramento nel ruolo direttivo di Forza Armata, così come già da tempo riconosciuto alla professione sanitaria nel restante pubblico impiego, rendendosi disponibile ad analizzare e studiare, con i ministeri coinvolti, percorsi virtuosi e veloci che consentano la conferma, il ripristino e l’affermazione della legalità.
Nell’augurarci che almeno alla Fnopi, se non per dovere, almeno per cortesia istituzionale, sia data una puntuale risposta, vogliamo ricordare ai più distratti che sono già passati oltre 6 mesi da quando questa organizzazione sindacale ha chiesto un intervento alla ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, per far cessare il deprecabile fenomeno dell’esercizio abusivo delle professioni infermieristiche da parte degli infermieri e tecnici sanitari militari non iscritti all’Albo professionale. Ma nonostante ciò e il lungo lasso di tempo trascorso, ancora oggi dobbiamo amaramente constatare come la deprecabile assenza del vertice politico e di quelli militari abbia lasciato campo libero agli abusivi.
Per concludere, nell’evidenziare come la situazione in parola appaia immutata fin dal lontano 2006, cioè da quando la Legge 43 ha imposto per la prima volta l’obbligo di iscrizione agli albi professionali per gli infermieri e i tecnici sanitari, anche militari, che quindi è ormai chiara la mancanza di volontà dei vertici militari di porvi rimedio, riteniamo doveroso avvertire la ,inistra Elisabetta Trenta che il suo silenzio sulla questione, se per un verso non fa altro che peggiorare una situazione che è già ben oltre il limite del lecito, dall’altro mette in risalto una preoccupante incapacità del vertice politico di assumere il controllo della situazione. Di una ministra così facciamo volentieri a meno. O interviene immediatamente o è meglio che si dimetta.
Redazione Nurse Times
Fonte: Sindacato dei Militari
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