Fare formazione, non significa solamente saper insegnare, trasmettere, condividere le proprie conoscenze
Fare formazione significa anche, saper attribuire un giusto peso alle conoscenze apprese, insomma, saper valutare.
Uno dei compiti più ostici per chi si occupa di formazione, è quello di valutare i propri discenti. Per svariate ragioni, può capitare di valutare impropriamente uno studente; non badando al fatto che una valutazione in difetto, può generare una fortissima insoddisfazione che può influire drasticamente sulla condizione psicologica e sul rendimento futuro dello studente stesso.
Ogni essere umano e quindi anche i docenti, risentono della precedente esperienza personale, del contesto culturale, del giudizio altrui, delle proprie credenze e della paura di prendere decisioni che possano causare ripercussioni future.
Parlare quindi di “errori di valutazione” significa parlare di distorsioni di giudizio e di bias cognitivi.
Il bias cognitivo, indica un giudizio (o un pregiudizio) non necessariamente corrispondente all’evidenza; sviluppato sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio.
Tutto questo viene tradotto in una distorsione della valutazione, che può essere ad esempio una decisione da prendere o un voto da attribuire.
Esistono vari tipi di bias cognitivi, verranno citati a seguire quelli che più influenzano la capacità di valutazione dei discenti.
- Bias di conferma: è un processo mentale che consiste nel selezionare le informazioni possedute in modo da porre maggiore attenzione, e quindi maggiore credibilità, su quelle che confermano le proprie convinzioni e, viceversa, ignorare o sminuire quelle che le contraddicono;
- Bias di genere: tendenza a valutare in base al sesso. Esempio è l’errata credenza che un sesso sia più predisposto rispetto all’altro nelle materie scientifiche piuttosto che in quelle letterarie;
- Fallacia di gaber: tendenza a dare rilevanza a ciò che è accaduto in passato, così che i giudizi attuali siano del tutto influenzati da tali eventi passati. In virtù di questo bias cognitivo chi ha ricevuto un giudizio positivo nel passato tenderà a ricevere un giudizio positivo anche nel presente; anche a dispetto delle reali prestazioni attuali, che potrebbero essere negative o in calo rispetto a quelle passate;
- Bias dello status quo: E’ dovuto alla resistenza al cambiamento. Il cambiamento spaventa e si tenta di mantenere le cose così come sono; ivi compresa la possibilità da parte dello studente di proporre ragionamenti logici differenti da quelli del valutatore;
- Errore per somiglianza: errore che sfocia nel sopravvalutare discenti che hanno caratteristiche analoghe al valutatore;
- Errore per contrasto: tendenza del docente a premiare discenti che hanno caratteristiche in lui carenti o del tutto assenti;
- Effetto di tendenza centrale: tale distorsione consiste nell’avere la tendenza ad attribuire al candidato solo i valori medi della scala di valutazione; ossia di assegnare i valori centrali della scala senza sbilanciarsi su valori alti o bassi;
- Bias della negatività : Comporta un’eccessiva attenzione rivolta verso elementi negativi, che vengono anche considerati come i più importanti. A causa di questa distorsione cognitiva, si tende a dare maggior peso agli errori; sottovalutando i successi e le competenze acquisite ed attribuendo così una valutazione negativa alla prestazione;
- Bias di proiezione: tendenza del valutatore a considerare come unica soluzione valida quella da lui pensata, non accettando soluzioni alternative proposte dallo studente;
- Effetto di contrasto: si verifica quando il selezionatore viene influenzato da osservazioni fatte precedentemente e non prende nella giusta considerazione quelle del momento attuale, ossia del candidato che ha di fronte;
- Ancoraggio: nel prendere una decisione tendiamo a confrontare solo un insieme limitato di elementi. L’errore è quello di ancorarsi, cioè fissarsi su un valore che viene poi usato, arbitrariamente, in modo comparativo; cioè come termine di paragone per le valutazioni in atto, invece che basarsi sul valore assoluto;
- Effetto alone: Questa distorsione consiste nella tendenza ad attribuire al candidato un giudizio complessivamente positivo o negativo; poiché una sua caratteristica specifica (abbigliamento, modo di relazionarsi, tono della voce), considerata positiva o negativa, ha influenzato il nostro giudizio a tal punto da estendere quel particolare tratto ad altri attributi dell’individuo inficiando il giudizio complessivo.
Come abbiamo visto da questa disamina, il processo di valutazione non è scevro da errori o condizionamenti da parte del valutatore.
Una iniquità nella valutazione e la conseguente disillusione può portare lo studente alla demoralizzazione, con ripercussioni che possono andare ben oltre la delusione momentanea, condizionando il futuro dell’intero processo formativo.
La valutazione dovrebbe essere, se ben gestita, un punto di forza; una importante leva su cui poter agire per far comprendere allo studente la giusta direzione per raggiungere il risultato a cui ogni docente deve puntare, la conoscenza.
In conclusione, si può affermare che, oltre all’onestà e alla conoscenza delle materie da insegnare, i docenti, dovrebbero possedere una formazione specifica sulla metodologia di valutazione unita ad una costante riflessione sul processo valutativo; strumenti fondamentali per poter prevenire e limitare le conseguenze che un errore di valutazione può generare.
Alessandro Aguzzi
Lascia un commento