Personaggio da un passato come comico, cabarettista e attore teatrale, ex ragioniere presso la Galbusera, conosciuto come uno dei protagonisti della trasmissione di successo “Drive In”, oggi autore e conduttore di un programma televisivo trasmesso su RTB Network: UNO GUARDA…PENSA. Enrico Beruschi parla degli infermieri in una speciale intervista per Nurse Times.
“L’infermiere è l’angelo dell’ospedale, mi viene spontaneo dirlo, perché è difficile assistere i malati, ci vuole entusiasmo in questa professione. Non è un lavoro facile, è bello avere ammirazione per chi fatica, soprattutto in questi tempi in cui sembra che timbrare un cartellino e sedersi dietro una scrivania sia lavorare, e guadagnarsi lo stipendio … l’infermiere è un professionista che nonostante le varie difficoltà aiuta il malato.
Dopo tanti anni, qualche intervento, qualche esigenza l’ho avuta anche io. Ho conosciuto molti infermieri del Sud America – Est Europa che avevano grande gentilezza e ampie vedute. Mi ricordo due episodi in particolare: nel primo, mi trovavo in ospedale per un intervento chirurgico e la mia stanzetta era diventava un luogo di raccolta e confidenze nelle ore notturne, visto che io restavo sveglio fino a molto tardi; ero un malato un po’ atipico. Un altro episodio, in pieno “Drive In”, è stato quando uno dei miei figli si è operato di appendicite: ho passato la notte con gli infermieri aiutandoli addirittura, e in quei momenti mi sono sentito anche io un infermiere, partecipando al loro lavoro”.
Riguardo lo studio, Beruschi si dimostra un po’ scettico, viste le difficoltà di questi ultimi periodi; è fondamentale l’accesso all’università in scienze infermieristiche, ma la laurea è utile se la si mette in pratica in tutti gli studi. Oggi come oggi è dura la realtà per un infermiere, perché se non si conoscono le reali problematiche che il lavoro può dare, il titolo accademico viene considerato un semplice pezzo di carta. Ormai si mette alla gogna mediatica tanta gente per partito preso, e si vedono sempre più dottori che non sanno le basi della loro professione, ma il problema non è il giovane, è chi lo forma. Dopo un certo momento la scuola è stata un po’ lasciata andare, e tuttora ci sono delle grosse lacune.
“Considerando che quello dell’infermiere è un lavoro difficile, di quelli che sembra non voglia fare quasi più nessuno, è strano pensare che tutt’oggi un infermiere bravo abbia difficoltà a trovare un occupazione”.
Nel ringraziare, Beruschi conclude l’intervista in questo modo: “Mi auguro che gli infermieri siano bravi, dolci e gentili come quelli conosciuti finora, perché con il passar degli anni può darsi che presto possa averne bisogno”.
Savino Petruzzelli
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