Tutti i bambini da 0 a 3 anni della Regione Emilia Romagna, per poter frequentare gli asili nido avranno presto l’obbligo di “avere assolto gli obblighi vaccinali prescritti dalla normativa vigente”, così da “impedire che le malattie circolino”.
Tutti i pargoli da 0 a 3 anni che avranno intenzione di frequentare gli asili nido dell’Emilia Romagna, dovranno essere ‘in regola’ con le vaccinazioni antipolio, antidifterica, antitetanica e antiepatite B. Ovvero coi vaccini obbligatori per legge. E ciò a meno che i piccoli, “in relazione a specifiche condizioni cliniche”, non possano subire il trattamento.
Il progetto di legge della Giunta regionale di riforma dei servizi educativi per la prima infanzia, il primo ad essere varato da una regione italiana, è stato approvato in questi giorni dall’Assemblea Legislativa con 27 voti favorevoli (Pd), 5 no (M5s) e 10 astenuti (Sel, Ln, Fdi, Fi).
Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, ha così dichiarato: “La nostra legge è a tutela della salute pubblica, cioè delle nostre comunità, e soprattutto dei bambini più deboli, quelli che per motivi di salute, immunodepressi o con gravi patologie croniche, non possono essere vaccinati e che sono quindi più esposti a contagi”.
Nel 2015, nella regione emiliana, la percentuale di vaccinati è stata del 93,4%; inferiore al limite del 95%, che per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è importante superare per garantire la migliore protezione possibile a tutta la popolazione.
Francesca Marchetti (Pd), relatrice di maggioranza della legge, per giustificare il provvedimento ha parlato di “responsabilità sociale” sui bambini; soprattutto per quanto riguarda i più piccoli e fragili, che non possono vaccinarsi, ma che hanno comunque il diritto di poter frequentare il nido. È importante, ha ribadito l’esponente Pd, “impedire che le malattie circolino”.
Con questa misura, che obbliga di fatto le famiglie a ‘mettersi in regola’ entro giugno 2017 e che farà sicuramente discutere, si apre quindi la strada perché altre regioni seguano l’esempio dell’Emilia Romagna?
Fonte: Repubblica
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