“Di questo passo, per fare il dottore basterà uno scimpanzè ammaestrato”. Questo il sarcastico commento del Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani (Snami) alla notizia del nuovo sistema per gestire le diagnosiche in Emilia-Romagna. Un software soppianterà infatti il medico di famiglia, dopo che il questi avrà compilato a suon di crocette una lunga schermata di voci.
“L’odissea è iniziata il 15 luglio scorso e ogni giorno peggiora – spiega Pietro Pesaresi, presidente Snami Rimini -. Come annunciato da mesi, la Regione, tramite l’assessorato alla Salute, ha trasmesso griglie a percorso obbligato, inserendole nella cartella clinica”.
In altre parole, se il medico deve prescrivere un’impegnativa, ad esempio per una visita otorinolaringoiatrica, deve “biffare” una tra le 32 possibili diagnosi. Dopodiché un algoritmo inserisce in automatico la priorità clinica che reputa necessaria. La scelta è tra “urgente”, “prioritaria”, “differibile” e “programmata”. “In pratica non posso più fare il medico”, attacca Pesaresi.
Ma qual è il motivo della discutibile innovazione? “Secondo la Regione – fanno sapere dalla Snami – la colpa delle liste d’attesa è dei medici che prescrivono troppe urgenze. Un’idea smentita dai fatti, visto che la causa sono le ridotte risorse degli ospedali”.
E ancora: “I medici sono ora considerati alla stregua dei monitor del menù d’ordinazione automatica da McDonald’s: sostituibili da qualunque studente di terza liceo o da un’intelligenza artificiale di basso livello, oppure – perché no? – da uno scimpanzè ben addestrato”.
Ma non è tutto. L’assessorato alla Salute avrebbe modificato anche il nomenclatore delle prestazioni, senza adeguare in parallelo la cartella clinica regionale. “Trovare la prestazione corretta è diventata una corsa a ostacoli – fa notare la Snami -. Pare di entrare in un labirinto onirico di definizioni da cui è impossibile uscire, se non dopo innumerevoli tentativi a vuoto”.
Inoltre le impegnative sono spesso rispedite al mittente dai Cup (Centro unico di prenotazione) regionali, che non identificano la prestazione come corretta, obbligando i malati al ping-pong tra medico e Cup. Un sistema che, secondo la Snami, non garantirebbe “la dignità professionale minima”, minando la fiducia dei pazienti.
Redazione Nurse Times
Fonte: Corriere Romagna
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