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Emilia Romagna: medici vs infermieri, la parola ai cittadini…

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Puglia. Ordine dei Medici contrari alla bozza sui nuovi protocolli infermieristici per il 118
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doctor and surgeon in a hospital problem

Registriamo ancora una volta uno scontro tra professione medica e infermieristica che si trasferisce dai banchi della politica, (con i vari tentativi di bloccare le competenze specialistiche riconosciute agli infermieri con una legge dello stato) ai tribunali attraverso diversi esposti presentati dagli ordini dei medici di alcune città dell’Emilia Romagna.

Già nel 2010 lo stesso ordine dei medici di Bologna aveva presentato alla Procura della Repubblica un esposto contro le Regioni Emilia Romagna e Toscana che, attraverso alcuni protocolli di organizzazione delle attività del personale sanitario, in particolare in ambito di Pronto soccorso e 118, secondo loro avevano innescato un “travalicamento” da parte dell’infermieri di funzioni e azioni prettamente mediche. A scatenare quel contenzioso (poi rigettato dalla stessa Procura) erano stati tre progetti sperimentali promossi dalla Regione Toscana (See&Treat) e dalla Regione Emilia Romagna (Perimed, Triage in Pronto Soccorso).

Sono passati solo 5 anni da allora e la spinta conservatrice degli ordini dei medici non sembra placarsi, rimanendo miopi di fronte a delle necessità di progressione dei sistemi sanitari richieste dai cittadini e che contrastano vistosamente con le organizzazioni sanitarie più avanzate degli altri paesi europei/anglosassoni, risultando ormai come un tentativo estremo di bloccare un processo evolutivo di una professione, quella infermieristica, che ha dimostrato nel corso degli anni di essere pronta culturalmente e professionalmente a dare quelle risposte richieste dai cittadini.

Questa volta nel mirino della rappresentanza medica sono finite alcune procedure e istruzioni operative redatte da alcuni medici (aperti procedimenti disciplinari nei loro confronti) che regolano l’intervento di infermieri sulle ambulanze del 118, attribuendo al personale infermieristico compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo del medico e quindi di loro esclusiva competenza.

Le città coinvolte sarebbero Modena, Ravenna, Piacenza e Bologna. Gli Ordini avrebbero agito anche su impulso di esposti presentati dal sindacato dei medici Snami, che ha raccolto segnalazioni di medici e infermieri sul territorio.

La risposta della presidente Barbara Mangiacavalli non si è fatta attendere.

La presidente della Federazione nazionale collegi Ipasvi, interviene sulla notizia della denuncia alla Procura della Repubblica e di provvedimenti disciplinari messi in campo dagli gli Ordini dei medici: “La polemica aperta da alcuni rappresentanti ordinistici dei medici sfociata in una denuncia alla Procura della Repubblica volta a prevedere provvedimenti disciplinari per i loro colleghi che in Emila Romagna hanno redatto procedure e istruzioni operative che regolano l’intervento di infermieri sulle ambulanze del 118, attribuendo al personale infermieristico compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo del medico, rischia di minare alla base la vera assistenza che il Servizio sanitario nazionale eroga. Interventi drastici e polemiche che mettono inoltre in cattiva luce anche davanti ai cittadini, chi per questo lavora e ledono ancora una volta l’assistenza e le stesse categorie professionali”.

Secondo Mangiacavalli “è necessario fermare a tutti i costi questa spirale autolesionista che sta insinuandosi nella sanità pubblica al solo scopo di affermare primazie e domini che in realtà solo pochi ormai riconoscono come tali e che stanno impedendo al sistema una crescita tanto naturale, quanto indispensabile per migliorare prestazioni, servizi e anche la stessa spesa”.

“Nel caso specifico dell’Emila Romagna – spiega la presidente – si configura ancora una volta una vicenda analoga a quella già avvenuta in Toscana dove gli stessi Ordini dei medici che hanno avviato i provvedimenti, avevano denunciato un’organizzazione simile dell’emergenza urgenza, approvata con delibera dalla Regione”.

“Il ministero della Salute – aggiunge Mangiacavalliin quel caso espresse  un parere in base al quale la Procura rigettò i ricorsi, sottolineando che “nel complesso  sistema dell’emergenza-urgenza sanitaria l’art. 10 del DPR del 27/03/1992 … prevede che “il personale infermieristico professionale, nello svolgimento del servizio di emergenza, può essere autorizzato a praticare iniezioni per via endovenosa e fleboclisi, nonché a svolgere le altre attività e manovre atte a salvaguardare le funzioni vitali, previste dai protocolli decisi dal medico responsabile del servizio”.

“Nel recepire queste indicazioni la Regione Toscana,  nell’ambito dell’accordo quadro per l’attività di trasporto sanitario in Toscana– ricorda ancora la presidente dell’Ipasvi –  emanò linee di indirizzo  che prevedevano un’ambulanza infermieristica, il cui equipaggio è tuttora costituito da un autista, due soccorritori volontari di livello avanzato e un infermiere con adeguato percorso formativo”.

“A questi  protocolli – aggiunge –  si è giunti facendo proprio quanto la comunità scientifica internazionale ha elaborato in materia, nella gestione di patologie traumatiche e non traumatiche, prevedendo  le specifiche competenze dell’infermiere adeguatamente e preventivamente  formato: oltre alla formazione e alle competenze dell’infermiere laureato, sono previsti ulteriori interventi formativi per accrescerne le competenze professionali e metterlo nelle condizioni di poter esprimere la propria professionalità in questi contesti”.

“Ci auguriamo – conclude la presidente Ipasviche la vicenda segua lo stesso copione di quella Toscana. Resta tuttavia davvero preoccupante questo atteggiamento che non tutela né la categoria professionale né i pazienti, ma fa da vetrina a situazioni che con l’assistenza, le cure e la corretta gestione dei servizio non hanno davvero nulla a che fare”.

Anche la risposta del Coordinamento Regionale Ipasvi dell’Emilia Romagna non si è fatta attendere

Respingiamo con forza la motivazione sottesa alle denunce alla Procura della Repubblica e ai procedimenti disciplinare verso i medici dell’emergenza che a Bologna, Modena, Ravenna e Piacenza, hanno redatto procedure e istruzioni operative che regolano l’intervento di infermieri sulle ambulanze del 118, attribuendo al personale infermieristico compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci soggetti a controllo del medico.

Non si tratta infatti nel modo più assoluto di un’attribuzione di quell’ “atto medico” non meglio identificato e definito a cui si fa spesso strumentalmente riferimento, ma di una procedura operata dagli infermieri impegnati nel Servizio di Emergenza che garantiscono una professionalità e una risposta alla comunità, certificata da una costante e impegnativa formazione specialista secondo protocolli validati dalla letteratura internazionale.

Nessuno ha agito in autonomia o secondo scelte non lecite: ciò che è stato fatto fa parte di un’organizzazione ragionata, concordata e sottoscritta da tutte le componenti professionali coinvolte nell’emergenza-urgenza. Chi ha agito – medici e infermieri – lo ha fatto in base a precise linee di indirizzo validate, nell’interesse primario del cittadino e dell’efficienza dei servizi, che caratterizza l’eccellenza nel settore sanitario propria della Regione Emilia Romagna.

Ci auguriamo ora che questa spiacevole vicenda sia ridimensionata nelle sue cause e nei suoi effetti e che il servizio, il soccorso e l’assistenza possano riprendere il loro corso con quella serenità, efficienza ed efficacia di cui i cittadini per primi, ma anche le categorie professionali, hanno bisogno.

Mentre continua questo scontro tra le due professioni più rappresentative del nostro sistema sanitario, sarebbe interessante chiedere direttamente ai cittadini se sono favorevoli o meno nel ricevere assistenza da infermieri con più competenze, adeguatamente formato così come avviene in molti paesi europei o fermarsi ad un concetto di sanità medico centrica…

Massimo Randolfi

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