L’Italia si trova di fronte a un’emergenza sanitaria senza precedenti, con una crescente carenza di personale medico e infermieristico che sta mettendo a dura prova il sistema sanitario nazionale. Per far fronte a questa situazione critica, il reclutamento di medici e infermieri stranieri è diventato una soluzione sempre più adottata. Secondo le ultime stime, nel 2023 il numero di medici provenienti dall’estero è salito a quota 28.000, rispetto ai 21.000 del 2019. Gli infermieri stranieri rappresentano circa il 5,5% del totale degli infermieri in Italia, con una concentrazione particolare nelle regioni della Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto.
Di fronte a questa crescente domanda di personale sanitario straniero, il governo italiano sta lavorando a nuove regole in collaborazione con le Regioni al fine di regolamentare e garantire la qualità dell’assistenza sanitaria offerta da questi professionisti.
La Lombardia ha proposto di semplificare e accelerare il percorso di iscrizione all’ordine professionale se esiste un accordo gestito dalla stessa regione ed un altro Stato.
L’intesa tra Stato e Regioni prevede l’istituzione di commissioni dedicate alla verifica delle qualifiche professionali dei medici e degli infermieri provenienti da paesi esteri. Gli ordini provinciali dovranno iscriverli in elenchi speciali previa valutazione della loro competenza linguistica e delle loro capacità professionali.
Tuttavia, esiste un’eccezione per le Regioni che hanno già sottoscritto accordi di reclutamento con paesi esteri prima dell’entrata in vigore dell’intesa. Un esempio lampante è quello della Regione Calabria, che ha stretto un accordo con Cuba per il reclutamento di 497 medici. Allo stesso modo, altre regioni come il Lazio, la Lombardia e la Sicilia stanno esplorando opzioni simili con il Messico, l’Argentina e altri paesi.
L’obiettivo principale di queste nuove regole è garantire la qualità e la sicurezza dell’assistenza sanitaria offerta dai professionisti stranieri, mentre si cerca di affrontare la carenza di personale nelle strutture sanitarie. Inoltre, si spera che queste misure possano contribuire a colmare temporaneamente i vuoti di organico in attesa di una revisione del “numero chiuso” per l’accesso alle facoltà di Medicina. E’ davvero questa la strada giusta verso il raggiungimento dell’autosufficienza di personale medico infermieristico? Noi crediamo che una buona politica salariale possa ristabilire l’equilibrio tra domanda e offerta, insieme a una grande riorganizzazione del sistema sanitario italiano che porti la salute dall’ospedale al territorio.
Redazione Nurse Times
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