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Emergenza nei pronto soccorso della Toscana: Nursind pronto alla mobilitazione

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Il sindacato autonomo annuncia azioni di protesta se l’Azienda sanitaria non darà risposte concrete sull’aumento della dotazione organica degli infermieri. Con il ricorso alla pronta disponibilità c’è chi ha lavorato per 15 giorni di fila

 

Pronto alla mobilitazione: il sindacato autonomo Nursind è sul piede di guerra, in Toscana, per una situazione d’emergenza che si trascina da settimane. Sotto accusa ci è finita l’Azienda sanitaria Toscana centro che ha proposto di potenziare solo il personale medico e non quello infermieristico. Scelta che Salvatore Sequino, segretario aziendale dell’ex Asf 10 del sindacato Nursind, boccia senza mezzi termini: “In situazioni normali il personale infermieristico è insufficiente. Non basta aumentare i posti letto, bisogna aumentare gli infermieri”.

 

Ragionamento confortato dalla situazione che si è venuta a creare in queste settimane nei pronto soccorso dell’area fiorentina: le emergenze di queste settimane (tra picchi influenzali e casi di meningite) ha fatto salire a 180 gli accessi giornalieri. Per tamponare questa situazione l’Azienda sanitaria ha fatto ricorso al personale già in servizio con il risultato di creare disagi non solo agli infermieri (“è aumentato il carico di lavoro e di stress” sottolinea Sequino) ma creare disagi in tutti i reparti di degenza.

Nei presidi ospedalieri della Toscana centrale – racconta Giampaolo Giannoni, coordinatore regionale Nursindsi gestiscono le urgenze facendo ricorso alle pronte disponibilità”. Così accade che ci siano infermieri con 50 giorni di ferie accumulate, persone che lavorano per 15 giorni di fila e orari di lavoro dei quali, i diretti interessati, vengono a conoscenza dall’oggi al domani.

 

 

 

Bisogna prendere provvedimenti subito” rilancia Sequino che alle parole dell’assessore regionale alla sanità della Toscana, Stefania Saccardi, preferirebbe i fatti: “L’assessore sostiene che servirebbero tre anni per esaurire le graduatorie Estar, quando in questo caso non si possono aspettare nemmeno tre giorni”. Assicurare un adeguato rapporto tra pazienti e infermieri è la preoccupazione di Sequino che alla dirigenza aziendale chiede risposte concrete: “Le attendiamo già nei prossimi incontri fissati nel mese di gennaio. Se non le avremo, allora non ci resta che ricorrere alla mobilitazione”.

 

Salvatore Petrarolo

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