Questo disturbo, contrapposto all’eiaculazione precoce, comporta difficoltà relazionali, personali e insoddisfazione sessuale.
Di solito si parla di eiaculazione precoce, ossia la conclusione del rapporto sessuale in pochi secondi per l’incapacità da parte dell’uomo di trattenere l’orgasmo. Ma esiste anche il problema opposto: l’eiaculazione ritardata, diagnosticata quando in tutti o nella maggior parte dei rapporti sessuali si presenta un marcato ritardo o una marcata infrequenza/assenza di eiaculazione. L’uomo, quindi, raggiunge l’orgasmo con grande difficoltà o addirittura non ci riesce.
Secondo alcune stime, l’eiaculazione ritardata si attesterebbe tra il 2 e il 4% della popolazione, e comporta difficoltà relazionali, personali e insoddisfazione sessuale. Le cause possono essere di varia natura. Quelle di natura fisiologica sono le disfunzioni endocrine, come ipogonadismo e ipotiroidismo, lesioni del midollo spinale e disturbi neurodegenerativi. Alcuni farmaci possono mettere a rischio l’eiaculazione, in particolare gli antidepressivi. Un altro fattore è la desensibilizzazione del pene, e del glande in particolare, dovuta ad esempio alla circoncisione o al semplice utilizzo dei preservativi.
Sembra ci sia anche un rapporto diretto con l’età: l’invecchiamento può incidere sul ritardo dell’eiaculazione, soprattutto a partire dai 50 anni.
Ma ci sono anche motivi di natura psicologica. Si va dall’ipercontrollo alla rabbia o al timore verso il proprio partner, passando per la vergogna associata a credenze religiose. Anche difficoltà nel comunicare le proprie preferenze sessuali possono contribuire a ridurre il desiderio e a favorire l’eiaculazione ritardata. In fase di intervento, a una valutazione strettamente medica va pertanto associata una valutazione psicologica: vanno indagate lo stile ipercontrollante del paziente, la sua capacità di esprimere emozioni e l’elaborazione delle sue paure.
Redazione Nurse Times
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