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È italiana la prima mano robotica sensibile al tatto: trapianto eseguito in Svezia

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È italiana la prima mano robotica sensibile al tatto: trapianto eseguito in Svezia 1
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La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa è capofila nel progetto europeo che ha sviluppato l’impianto.

A una donna di 45 anni che vive in Svezia è stata appena sottoposta al primo impianto permanente al mondo di mano robotica dai chirurghi del Sahlgrenska University Hospital di Gothenburg.

È italiana la prima mano robotica sensibile al tatto: trapianto eseguito in Svezia
Christian Cipriani

Mano protesica e interfaccia uomo-macchina sono stati realizzati grazie al progetto europeo DeTop, guidato da Christian Cipriani, ricercatore 38enne dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il quale sostiene che siamo di fronte a un cambio di paradigma nell’ambito delle protesi artificiali: «È la prima vera dimostrazione di un innesto bionico nel quale non si distingue più dove finisce il corpo e dove inizia la protesi artificiale. Un traguardo che potrà essere applicato anche agli arti inferiori e che apre nuove frontiere nell’uso degli elettrodi».

Già, perché la grande innovazione di questo intervento è il fatto che si tratta di un impianto permanente osteo-integrato neuromuscolare. In pratica, la protesi si aggancia direttamente all’osso attraverso viti impiantate chirurgicamente. E queste stesse viti consentono la connessione agli elettrodi, che vengono inseriti sia nei muscoli sia nei nervi e che hanno il compito di decodificare i segnali e indurre sensazioni tattili. In questo caso specifico, nelle ossa dell’avambraccio (radio e ulna) della donna sono state impiantate strutture in titanio come ponte fra ossa e terminazioni nervose da un lato e la mano robotica dall’altro.

Grazie a 16 elettrodi inseriti nei muscoli residui è stato possibile stabilire un collegamento diretto tra la protesi e il sistema nervoso. Così la mano robotica può essere controllata in modo più efficace e diventa possibile anche il ripristinare il senso del tatto. Risultato ottenuto anche grazie a Prensilia, spin-off della Scuola Sant’Anna di Pisa nato nel 2009, in cui lavorano cinque ricercatori.

«La difficoltà – sottolinea Cipriani – è riuscire a riprodurre il senso del tatto in modo che sia fisiologicamente appropriato, e quindi individuare i pattern giusti affinché la sensazione sia il più possibile naturale. Con questo feedback sensoriale il paziente è in grado, attraverso la pratica quotidiana, di prendere oggetti delicati come le uova senza romperle».

Per arrivare a controllare con successo movimenti multipli e complessi, però, la donna – alla quale la mano era stata amputata nel 2002 – deve prima seguire un programma di riabilitazione per riacquistare forza nei muscoli dell’avambraccio, indeboliti dopo l’amputazione e, attraverso la realtà virtuale, imparare a controllare la mano robotica.

La tecnica dell’osteointegrazione era già stata sperimentata con successo su un paziente con amputazione transomerale (sopra il gomito), ma non era ancora possibile nelle amputazioni transradiali, dove il fissaggio deve essere effettuato su due piccole ossa invece che su un unico osso di dimensioni più grandi, come nella parte superiore del braccio.

«Questa tecnica è di fatto un’evoluzione di quella sopra il gomito – spiega Cipriani –, ma nell’omero ci sono solo due muscoli (tricipite e bicipite, ndr), attraverso i quali non si può fare un controllo naturale della mano. Il salto dall’omero all’avambraccio offre l’opportunità ai ricercatori di studiare qualcosa che prima non era possibile studiare, ovvero il collegamento tra il cervello e la periferia e in che modo è possibile ripristinarlo».

Per quanto riguarda i costi, variabili ampiamente da Paese a Paese e in base al tipo di pagatore (Servizio sanitario nazionale o assicurazioni), al prezzo della mano robotica (intorno ai 10-15mila euro) va aggiunto quello dell’intervento chiururgico, operazione complessa, che richiede svariate ore. Questo non sarà comunque l’unico impianto previsto: anche in Italia è partita una ricerca finalizzata a reclutare un secondo paziente per un nuovo intervento chirurgico, in programma all’Università Campus Bio-Medico di Roma. Sarà effettuato da team clinici dello stesso Campus e dell’Istituto Ortopedico Rizzoli.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Sole 24 Ore

 

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