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Massimo Randolfi

È giusto “armare” Infermieri e Medici per evitare le aggressioni in ospedale?

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Gli agenti di polizia di molti paesi esteri vengono regolarmente dotati di Spray al Peperoncino o Taser con i quali possono disarmare un malintenzionato a distanza ravvicinata senza dover ricorrere ad un’arma da fuoco che potrebbe risultare fatale

L’Infermiere, proprio come un agente di Polizia, si trova spesso a dover assistere o interagire con soggetti in stato di ebbrezza, tossicodipendenti o con disturbi psichiatrici. Gli episodi di violenza contro il personale sanitario sono ormai all’ordine del giorno.

Ogni sanitario svolge una professione ad alto rischio in quanto a stretto contatto con il paziente e costantemente impegnato a gestire rapporti caratterizzati da una condizione di forte emotività, sia da parte del paziente stesso, che dei parenti o degli accompagnatori.

Come tutelare l’incolumità degli Infermieri?

Appare evidente come gli slogan contro la violenza o l’installazione di telecamere a circuito chiuso non siano sufficienti ad arginare il fenomeno delle ormai quotidiane aggressioni ne tanto meno siano in grado di rendere meno grave quello che pare essere un vero e proprio bollettino di guerra.

In molti paesi esteri inizia a prendere forma l’idea di dotare Medici ed Infermieri di Taser, acronimo di Thomas A. Swift’s Electronic Rifle.

 

Si tratta di un dispositivo classificato tra le armi da difesa “meno che letali” che fa uso dell’elettricità per paralizzare i movimenti del soggetto colpito facendone contrarre i muscoli.

In Italia è anche nota come “pistola elettrica”, “storditore elettrico” o “dissuasore elettrico”.

È stata inserita dall’ONU nella lista degli strumenti di tortura. Secondo Amnesty International l’arma in pochi anni è stata responsabile di centinaia di morti nei soli Stati Uniti, ma secondo altri studi le morti sarebbero state concausate dai problemi cardiologici di cui soffrivano i soggetti colpiti.

Secondo molti Infermieri statunitensi questa sarebbe la soluzione migliore da adoperare nelle situazioni nelle quali il paziente aggressivo potrebbe diventare violento nel giro di pochi istanti.

Per la legge italiana il taser è considerato arma propria ma non arma da fuoco e per importarlo serve un’apposita licenza.

Possono essere venduti dagli armieri a persone con porto d’armi ma non possono essere “portati” per nessun motivo.

Una circolare del Ministero dell’Interno del 1997 ha chiarito l’utilizzo e l’acquisto di tali strumenti, che necessitano di particolari autorizzazioni.

Pertanto questa soluzione pare non essere applicabile dagli Infermieri Italiani.

Quale potrebbe essere la soluzione che rispetti la legge?

La quasi totalità degli strumenti antiaggressione presenti sul mercato possiede i requisiti di funzionamento e destinazione di impiego che consentono di inserirli nel novero delle armi comuni, in quanto strumenti la cui destinazione naturale è l’offesa alla persona.

Il loro porto ed utilizzo al di fuori dell’abitazione è vietato, ed impone alle forze dell’ordine l’obbligo di segnalazione all’Autorità giudiziaria.

Ad oggi sono solo 3 i prodotti spray per la difesa personale di cui è consentita la libera vendita, in quanto la Commissione consultiva centrale per il controllo delle armi, di cui all’art. 6 della legge 18 aprile 1975, n. 110, ha espresso il parere, condiviso dal Ministero dell’Interno, che essi, in ragione del modesto contenuto di sostanza attiva (Estratto di frutti di capsicum), non abbiano attitudine a recare offesa alla persona, qualificandoli, quindi, “non armi” e ritenendo ammissibile la loro libera vendita e circolazione:

  • Penna SAFEGUARD-S, prodotta dalla ditta Spring Time di Taipei (Cina):
    Provvedimento del Ministero dell’Interno n.559/C-50.005-A-77(98) del 9 gennaio 1998;

 

  • Portachiavi KEY DEFENDER e PALM DEFENDER prodotti negli U.S.A. dalla ditta Armaments Systems and Procedures:
    Provvedimento del Ministero dell’Interno n. 559/C-50.047-E-98 del 25 giugno 1998;
    Provvedimento del Ministero dell’Interno n. 557/PAS-50.804/C/07 del 3 novembre 2008.

In Italia, il gas OC (contenuto negli spray al peperoncino) è stato a lungo considerato un’arma propria, con un numero ristrettissimo di prodotti a ridotta concentrazione (tre) elencati sul sito della Polizia di Stato e approvati dal Ministero dell’Interno, dei quali era consentito l’uso, il trasporto e il porto senza autorizzazione prefettizia.

Peraltro la Corte di Cassazione, con le sentenze 21932/2006 e 44994/2007, entrambe pronunciate dalla Sezione I Penale, ha ritenuto la natura di arma comune da sparo delle bombolette caricate con gas irritante non approvate dal ministero dell’interno; conseguentemente il porto di bombolette non approvate dal ministero, in assenza della licenza prefettizia, costituiva reato perseguibile a norma di legge.

Il 12 maggio 2011, con decreto n°103, il Ministero dell’Interno ha liberalizzato l’acquisto, la detenzione e il porto in pubblico per tutti i maggiori degli anni 16 di ogni e qualsiasi strumento di autodifesa che nebulizzi un principio attivo naturale a base di Oleoresin Capsicum e che non abbia attitudine a recare offesa alla persona, in attuazione dell’articolo 3, comma 32, della legge n. 94/2009. (G.U. 8 luglio 2011 n. 157). Per risultare di libera vendita e libero porto, tali strumenti devono:

  • Contenere una miscela non superiore a 20 ml;
  • Contenere una percentuale di oleoresin capsicum disciolto non superiore al 10 per cento, con una concentrazione massima di capsaicina e capsaicinoidi totali pari al 2,5 per cento;
  • Non includere nella miscela erogata alcuna sostanza infiammabile, corrosiva, tossica o cancerogena, nessun aggressivo chimico né alcun principio attivo al di fuori dell’Oleoresin Capsicum medesimo;
  • Essere sigillati all’atto della vendita, muniti di un sistema di sicurezza contro l’attivazione accidentale ed etichettati con apposita dicitura che ne segnali la natura irritante (Xi), il divieto di vendita ai minori di anni 16, il nome del produttore e/o dell’importatore;
  • Avere una gittata utile non superiore a tre metri.

La vita delle persone che servono la comunità come Medici e Infermieri non deve essere messa a rischio dal comportamento di qualche squilibrato o di qualche criminale. Ogni operatore sanitario deve essere in grado di esercitare la propria professione senza dover correre alcun pericolo.

Armare il personale ospedaliero potrebbe essere la soluzione per ridurre gli episodi di violenza e le aggressioni?

Simone Gussoni

Fonti: Wikipedia

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