La nascita del dirigente infermieristico è stata legiferata solo nel 2000 con la Legge n.251 (art.7).
Il SITRA (Servizio Infermieristico Tecnico Riabilitativo Aziendale) organizza e coordina il personale infermieristico, ostetrico, tecnico sanitario, riabilitativo e della prevenzione, oltre che gli operatori di supporto. La direzione di questo servizio è generalmente affidata ad un infermiere, ma a seconda del contesto potrebbe anche essere data ad un’altra figura tra quelle prima citate.
Il professionista dirigente, secondo la legge n. 43 del 2006 (art. 6) è un professionista in possesso della laurea specialistica/magistrale di cui al D.M. 2 aprile 2001 che abbia esercitato l’attività professionale con rapporto di lavoro dipendente per almeno cinque anni. “Contribuisce alla definizione della mission, vision e dei valori guida dell’azienda e persegue il loro raggiungimento attraverso il razionale uso delle risorse umane e materiali disponibili. Fà in modo che sia erogata un’assistenza efficace, efficiente, di qualità, contribuisce alla formazione continua e all’aggiornamento del personale di competenza. E’ costantemente sotto controllo e viene valutato per i risultati ottenuti sia economici sia sanitari” (La dirigenza infermieristica C.Calamandrei)
Ultimamente il C.I.D. (comitato infermieri dirigenti) ha sentito l’esigenza di stilare un codice deontologico della dirigenza infermieristica (VEDI)
Questo mi offre lo spunto per alcune riflessioni:
- In primo luogo l’emanazione di questo codice deontologico era veramente così necessaria? Vista da fuori sembra quasi un voler prendere le distanze dal resto della professione un volersi distinguere, siamo pur sempre infermieri e direi che il codice deontologico dell’infermiere di per se comprende e racchiude i principi espressi da questo elaborato a che serve emanarne uno nuovo per un ristretto cerchio di dirigenti infermieri?
- Ovviamente con l’emanazione di questo codice i dirigenti infermieri NON si smarcano dal codice deontologico dell’infermiere che è ben più complesso ed articolato.
- In questa ottica sarebbe opportuno capire quale sia la posizione della Federazione Nazionale collegi IPASVI, in un momento in cui ci sono forti spinte per abolire o modificare il famigerato art. 49
- dalle diverse dichiarazioni della presidente Mangiacavalli apprendiamo che il Comitato Centrale della Fnc Ipasvi ha istituito una commissione di lavoro nazionale che ha il compito di revisionare l’intero impianto del codice deontologico…ma dopo diversi anni di operatività della stessa sarebbe anche arrivato il momento di chiedersi quale sia lo stato dell’arte…
- Inoltre c’è da chiedersi se questo non sia un clamoroso autogoal enunciare principi ed obblighi deontologici che poi nella pratica corrente vengono puntualmente disattesi e calpestati pare anche al più sprovveduto dei colleghi quantomeno discutibile e screditante per la dirigenza nel suo complesso.
In uno scenario come quello Italiano e di alcune regioni in particolare dove ancora questa dirigenza o non è stata affatto istituita o dove lo è stata forzosamente per dovere di rispettare leggi nazionali ed è poi nei fatti ghettizzata e assolutamente misconosciuta.
Dove in molti troppi casi a ricoprire i ruoli dirigenziali dalla capo sala in su fino ai direttori del servizio infermieristico aziendale o di distretto passando anche per le cosiddette “posizioni organizzative” sono sempre e solamente i “soliti” personaggi, troppo spesso anche senza averne i titoli necessari e quindi neanche le necessarie competenze, rispettando politiche di spartizioni legate al mondo sindacale/politico… nella formazione non va certamente meglio!
Viene da chiedersi, quali possibilità di carriera vengono lasciate ad un laureato magistrale giovane o anziano e con molti anni di esperienza sul campo?
Va inoltre ricordato che gli incarichi dirigenziali non dovrebbero essere eterni ed il loro rinnovo e/o conferma dovrebbero essere legati ai risultati ottenuti e con le realtà che quotidianamente un infermiere si trova davanti verrebbe da chiedersi: questi roboanti risultati ottenuti quali sono?
A questo punto naturalmente facendo le dovute eccezioni e i distinguo necessari perché ci sono rarissime, ma valide eccezioni sarebbe utile capire, in tutta coscienza, se la dirigenza infermieristica così come oggi è rappresentata ed organizzata abbia un’utilità, una ricaduta positiva sulla comunità che rappresenta, visto che in alcuni casi gli stessi dirigenti autorizzano politiche demansionanti (grazie al codice deontologico) con lo sfruttamento indiscriminato dei loro colleghi infermieri….una dirigenza asservita ai manager della sanità, pronti ad esercitare il controllo su chi tenta di cambiare questo stato di cose, portando avanti i propri interessi, collezionando magari più incarichi contemporaneamente…
Dirigenti infermieristici presenti nei corsi di laurea, pronti ad insegnare come si fanno gli angoli al letto alle giovani generazioni, studenti di infermieristica utilizzarli come “tappabuchi” viste le carenti dotazioni organiche…il tutto con la complicità dei vertici IPASVI.
Forse prima di stilare codici deontologici, che magari in un contesto diverso sarebbero anche utili, bisognerebbe fare un serio ripensamento e rimodulazione di quello che è il ruolo e le prerogative della dirigenza infermieristica e magari non solo, bisognerebbe aprire le porte a nuove e diverse forze che premono e che hanno i giusti titoli, competenze e idee.
Bisognerebbe che i dirigenti siano scelti in base al merito ed alla progettazione e valutati sugli outcome prodotti.
Ecco di queste cose si dovrebbe preoccupare il COMITATO INFERMIERI DIRIGENTI invece di “accomodarsi” sulle loro comode poltrone e circondarsi del loro effimero potere: scendete in campo aprite le porte fatevi sentire altrimenti non sarete mai dirigenti di un bel niente, sarete solamente lacchè di altri poteri che hanno come ricompensa qualche briciolina di potere da esercitare!
Sicuramente molti si sentiranno colpiti e denigrati da queste mie parole e mi dispiace per loro, tengo quindi a chiarire che il mio pensiero non vuole certo essere un’offesa o un puntare il dito verso qualcuno….la mia è una disamina di una realtà che troppo spesso viene sottaciuta.
Sinceramente credo che o il ruolo e le prerogative di un dirigente qualsivoglia delle professioni sanitarie deve per forza di cose essere molto simile a quello che si delinea nella citazione di C. Calamandrei, che non a caso ho fatto ad inizio di questo articolo, o non sarà un dirigente sarà solamente una figura funzionale e asservita a logiche diverse e discutibili ne consegue che sarà un dirigente senza dignità che segue solamente la sua poltroncina peraltro pure scomoda
Non offendetevi quindi il mio non è un atto di accusa , ma un grido di dolore un gesto di dignità per tutti noi la voglia di uno scatto in avanti di cambiamento di emancipazione e di affermazione di una professione troppo e da troppi misconosciuta e ghettizzata per favore non mettiamoci anche noi che dovremo esserne l’elitte il timone non racchiudiamoci nella cura di piccoli orticelli di potere effimero.
Invece di sentirci toccati personalmente a torto o ragione, prendiamone spunto e cerchiamo di progredire e di arricchirci…e con le nostre responsabilità di dirigenti, per chi può esercitarle, cerchiamo di migliorare la condizione di tanti nostri colleghi professionisti che tutti i giorni contribuiscono con sacrificio ed abnegazione a mandare avanti quelle unità operative, quei presidi, quegli ospedali, quelle ASL che noi dovremo dirigere, ma per fare questo bisogna mettersi in discussione ed uscire da quelle logiche autoreferenziali ed a volte troppo servili che ci attanagliano!
Il mio caro e vecchio nonno diceva che il pesce puzza dalla testa e quindi se noi che siamo la testa non siamo in grado di toglierci di dosso questo sgradevole olezzo di vecchie logiche e di stantio potere difficilmente il resto del pesce potrà avere un odore più gradevole e la nostra professione divenire quello che sulla carta è già UNA PROFESSIONE INTELLETTUALE DI AIUTO
Angelo De Angelis
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