Con le dimissioni del Consiglio Ipasvi di Parma decade anche il presidente, finito nell’inchiesta “Pasifami” della Procura emiliana (VEDI)
PARMA – Sfiduciato dal suo consiglio direttivo, anche se il diretto interessato quasi si muove con un Giulio Cesare pugnalato dai pretoriani.
Quello che, per ragioni di opportunità, il presidente del Collegio Ipasvi di Parma, Matteo Manici, avrebbe dovuto fare un minuto dopo essere finito nell’inchiesta “Pasifami” che ha portato, qualche settimana fa, all’arresto tra gli altri del professore Guido Fanelli, è stato provocato dal consiglio direttivo dell’Ipasvi parmigiano: le dimissioni del presidente arrivano come diretta conseguenza di quelle del Consiglio.
Le questioni di opportunità, probabilmente, le hanno prese in considerazione i componenti del direttivo dell’Ipasvi, quelli che Manici in un post su facebook disegna come pretoriani che lo hanno pugnalato alle spalle.
Ma quale sarebbe stato il comportamento traditore, a giudizio dell’ex presidente dell’Ipasvi di Parma, di chi ha scelto di dimettersi per far decadere il Consiglio?
Il non aver ascoltato cosa lui avesse da dire, decidendo una condanna in contumacia (sono parole di Manici) per quanto scritto dal giornale locale (il riferimento è alla Gazzetta di Parma, che comunque è uno dei quotidiani centenari del nostro Paese) e al suo titolo “a sette colonne”.
Insomma per Manici chi ha scelto di dimettersi, assumendo una posizione legittima, lo avrebbe fatto solo perché condizionato da quanto scritto sui giornali (è sempre colpa loro) e non perché il presidente del Collegio sia accusato di peculato, per aver fornito un kit di farmaci per lo yacht di Fanelli.
Anzi, Manici sperava che il Consiglio direttivo si stringesse al proprio presidente che, però, non si è mai fatto sfiorare dal dubbio di togliere dall’imbarazzo i suoi colleghi, congelando la sua posizione in seno all’Ipasvi.
Manici ribadisce di essere estraneo a fatti gravissimi e la sua linea difensiva la ripeterà davanti ai giudici che stanno conducendo l’inchiesta, ma in attesa che tutto si chiarisca sarebbe stato opportuno far un passo di lato.
Non accetta, il presidente del Collegio di Parma, che qualcuno possa valutare in maniera difforme dalla sua, una situazione antipatica.
Ma il pensiero unico fa parte di altri periodi storici o di altri Paesi dove ci sono forme di governo autoritario. Verrebbe da dire: è la democrazia, bellezza!
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