Ministero della salute riflette su possibili regolamentazioni mentre medici e esperti esprimono pareri contrapposti
La sanità è attualmente al centro di un acceso dibattito riguardante l’attività medica privata all’interno degli ospedali. Mentre il Ministero della Salute esamina la possibilità di introdurre nuove regole per limitare l’espansione di questa pratica, medici ed esperti esprimono opinioni divergenti sui potenziali effetti.
Secondo un recente rapporto dell’Agenas, ben quattro medici su dieci impegnati in ambito ospedaliero svolgono attività medica privata al di fuori dell’orario di lavoro. L’Agenas ha rilevato che alcuni ospedali dedicano più risorse all’attività privata rispetto a quella pubblica, suscitando preoccupazioni sull’equilibrio tra i due settori.
Il professor Silvio Garattini, noto come padre dell’Istituto farmacologico Mario Negri, ha proposto l’abolizione dell’intramoenia, ovvero le visite private negli ospedali, suggerendo un aumento del 30% degli stipendi dei medici come alternativa. Questa proposta ha scatenato un acceso dibattito tra sostenitori e oppositori dell’attività medica privata all’interno delle strutture pubbliche.
“È necessario stabilire dei paletti”, ha dichiarato Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management Sanitari (Altems) della Cattolica, candidato favorito per la posizione di Direttore della Programmazione al Ministero della Salute. Secondo Cicchetti, la legge del 1999 che regola l’attività medica privata dovrebbe essere rivista e aggiornata, ponendo limiti alle prestazioni erogabili in forma privata in base alla specialità medica.
Mentre i medici sottolineano che l’attività privata non è la principale causa delle lunghe liste d’attesa, il rapporto del Ministero della Salute e dell’Agenas evidenzia che il 42% dei medici italiani integra il proprio stipendio con un secondo lavoro. Nel 2021, i medici che hanno praticato l’intramoenia hanno accumulato oltre un miliardo di euro, mentre l’indennità di esclusiva è aumentata del 27%, raggiungendo un totale di 45.000 euro ciascuno.
Tuttavia, c’è una considerevole variabilità nei guadagni derivanti dall’attività privata. Molti medici non superano i 10.000 euro annui, mentre altre specializzazioni come chirurgia plastica, ginecologia e oculistica possono fruttare guadagni fino al milione di euro. Queste differenze influenzano anche le scuole di specializzazione, dove le borse di studio sono più difficili da assegnare nelle specialità meno richieste.
Con il rischio di impattare negativamente sulla disponibilità di medici in alcune specializzazioni critiche, si rende evidente la necessità di una riflessione approfondita sulla regolamentazione dell’attività medica privata all’interno degli ospedali italiani. Mentre il dibattito continua, il futuro dell’assistenza sanitaria nel Paese potrebbe essere influenzato dalle decisioni che verranno prese nei prossimi mesi.
Redazione NurseTimes
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