L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che ha il compito di consentire alle cellule del nostro organismo di fare entrare al loro interno il glucosio per utilizzarlo come fonte energetica. Vediamo insieme cosa è l’insulina alta, quali sono le sue cause, i sintomi ed i valori di riferimento.
E’ facile comprendere, leggendo degli esami di laboratorio, se ci troviamo in uno stato di insulina alta. I valori normali di insulina sono pari ad un range che va da 4.0 a 23.5 micrU/ml (o in base ad altre unità di misura 0,25-0,96 ng/mol 43,1-165 pmol/l, N.d.R.) Bisogna ricordare che l’intervallo può variare leggermente in base ai laboratori. Qualsiasi valore più alto del suo apice massimo mostra che il pancreas produce troppa insulina e che uno stato di insulino-resistenza è attualmente in atto nell’organismo. Nel caso si riscontrino valori che superano questo intervallo o che tendano alla sua parte alta è consigliabile consultare uno specialista per comprendere che tipo di problemi si possono instaurare.
Entrando nello specifico ecco i valori di riferimento in caso di curva insulinica:
T’0: 5 – 25 micrU/ml
T30′: 41 – 125 micrU/ml
T60′: 20 – 120 micrU/ml
T90′: 20 – 90 micrU/ml
T120′: 18 – 56 micrU/ml.
Dopo aver mangiato è normale che i valori dell’insulina salgano sensibilmente, soprattutto se si assumono zuccheri. Ma è altrettanto normale che gli stessi tornino alla normalità se non vi sono patologie alla base. E importante verificare l’insulinemia basale per capire se la propria insulina è davvero alta. E bisogna essere digiuni da 8 ore per avere dei dati certi.
I sintomi di insulina alta hanno la loro manifestazione che è legata anche all’importanza dell’insulino-resistenza. I principali sintomi sono:
- Iperglicemia
- Stanchezza
- Debolezza
- Ipertensione
- Diabete di tipo 2
- Caduta dei capelli
- Acne
- Steatosi epatica
- Aterosclerosi
- Acanthosis Nigricans
- Infertilità
- Amenorrea
- Sindrome dell’ovaio policistico
Sono diverse le cause dell’insulina alta ed in alcuni casi possiamo riscontrare tra di esse anche quelli che consideriamo sintomi di questa condizione. E’ il caso del diabete di tipo II e dell’obesità (che viene favorita da una scorretta produzione dell’insulina da parte del pancreas, N.d.R.). Tra le cause più comuni troviamo anche l’insulinoma, il morbo di Cushing, l’acromegalia, e l’assunzione di farmaci come la levodopa, gli estrogeni e quindi anche i contraccettivi orali ed i corticosteroidi. Anche l’intolleranza al glucosio ed al fruttosio possono aprire la strada all’iperinsulinemia.
Insulina alta (iperinsulinemia) e gravidanza
Uno stato di insulina alta può rappresentare un fattore di rischio per l’interruzione spontanea di gravidanza. Non solo con una eccessiva produzione di insulina si ha difficoltà a rimanere incinta per via di un’ovulazione non regolare e un ispessimento errato dell’endometrio ma valori sballati di questo ormone rischiano di condurre la donna ad un aborto spontaneo. E’ necessario uno stretto controllo medico per tutte le donne affette da questa malattia che vogliano rimanere incinte o che lo sono e che intendano portare a compimento la gravidanza il più possibile senza problemi.
Il rapporto tra iperinsulinemia ed obesità è molto stretto e funziona in due direzioni: quest’ultima è infatti forte fattore di rischio per l’insulina alta, ma contestualmente una produzione eccessiva di insulina favorisce l’aumento di peso. Uno stile di vita attivo e una dieta corretta con un basso apporto di zuccheri possono aiutare ad approcciare il problema.
In età adulta il metodo più semplice per determinare l’eccesso di peso (ormai accettato a livello internazionale) è il rapporto peso/statura chiamato Indice di Massa Corporea (IMC = peso in Kg/statura in metri, elevata al quadrato).
Pertanto:
– IMC > 25: definisce un soggetto sovrappeso;
– IMC > 30: definisce un soggetto obeso.
Nel processo di crescita del bambino ci sono alcuni momenti più critici per lo sviluppo dell’obesità:
• La nascita: un basso peso per l’età gestazionale associato ad un recupero rapido favoriscono lo sviluppo di obesità precoci e complicate;
• Il primo anno di vita: un allattamento materno prolungato previene lo sviluppo di obesità, mentre l’allattamento artificiale eventualmente associato a un divezzamento precoce e troppo ricco di proteine favorisce il sovrappeso;
• I 4-6 anni: un aumento rapido di peso in questa fase della vita si associa a un accumulo precoce di grasso (early adiposity rebound) e quindi all’obesità;
• La pubertà: in alcuni casi il momento puberale, soprattutto nei maschi, comporta un buon incremento di massa magra con riduzione di quella grassa e quindi un dimagrimento; tuttavia un ragazzo che arriva all’età puberale già in sovrappeso o che registra un aumento rapido di peso in questa fase della vita diventerà molto probabilmente un adulto obeso.
Se l’obesità è il prodotto di familiarità, abitudini alimentari incongrue e scarso movimento, appare evidente che il problema non è iniziare precocemente una dieta ipocalorica ma aiutare il ragazzo a modificare il proprio stile di vita.
L’approccio ritenuto più corretto è rappresentato dallo stimolo al movimento – sport aerobico e movimento spontaneo – associato a una corretta alimentazione.
È importante seguire alcune regole di buona condotta:
- iniziare la mattina con una buona colazione;
- prevedere due spuntini, uno a metà mattina e uno il pomeriggio – preferibilmente a base di frutta;
- mangiare verdura a pranzo e cena;
- scegliere nei pasti principali un solo alimento con la lettera P (pasta o pane o patate).
CALABRESE Michele
CALABRESE Ruggiero
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