Riceviamo e pubblichiamo la nota del prof. Mauro di Fresco, presidente dell’AADI
Quante volte ho insegnato agli studenti infermieri e ai colleghi durante gli ECM organizzati dall’ADI che l’infermiere subisce uno sfruttamento dal sistema sanitario che oltre ad essere illegale non è più tollerabile.
La FNOPI da un lato, attraverso riviste e convegni, sostiene la dignità e l’autonomia dell’infermiere, ma dall’altro lato, quello più pratico e concreto, con i suoi accoliti sistemati nelle dirigenze ospedaliere, sostiene lo sfruttamento insegnando nelle università che l’infermiere debba fare tutto.
Le critiche profferite contro il presidente dell’ADI, Mauro Di Fresco, sono state incessanti e spesso anche diffamanti; lo si è descritto come un visionario, un millantatore, un fallito, uno che sobilla gli infermieri per speculare sulle loro paure e sull’ignoranza, tutte accuse scritte e dette da esimi componenti e presidenti degli ordini professionali degli infermieri, come per esempio quelle partite da Lebiu dell’OPI di Carbonia (Sardegna) che si vantò di aver vinto una causa di demansionamento infermieristico il cui risarcimento sfiorava, vergognosamente, appena le 75 euro al mese.
Ora dove sono tutti questi aizzatori?
Sono scomparsi, si sono vaporizzati dopo la sentenza dell’ADI che ha permesso, ad un singolo infermiere, di ottenere un danno alla professionalità (non biologico, esistenziale e morale) di ben 60.000 euro.
Sono tutti andati a nascondersi nelle caverne dopo che i deliri del Di Fresco sono stati consacrati in una sentenza.
Ora si attiveranno per tramite di qualche pezzo grosso della FNOPI che, grazie ai propri referenti di partito, si impegneranno per stoppare il diritto degli infermieri ad avere una propria dignità; non sia mai, la dignità spetta solo ed esclusivamente ai dirigenti infermieri!
Altro che 75 euro di Lebiu o 80 euro degli altri sindacati, affaticati a spiegare ai giudici cosa significa veramente in termini sociali, professionali, umani e giuridici, subire l’umiliazione quotidiana da parte dei medici, dei pazienti, dei parenti, del datore di lavoro e, soprattutto, dello stesso OPI che invece di difenderli li attacca e ne catalizza le mortificazioni.
Ora che il Policlinico dovrà pagare oltre 10mila euro di spese legali all’Avv. Italo Crispino, al quale va l’onore di aver considerato lo staff dell’ADI come supporto tecnico di vitale importanza, tanto da lasciare intatto il ricorso di 104 pagine e le note autorizzate preparate dal praticante Avvocato Di Fresco, cos’hanno da dire gli esimi scienziati dell’OPI e della FNOPI che hanno sempre remato contro gli infermieri e l’ADI?
Ora si andrà avanti, si spera, fino alla Corte Suprema, affinché la sentenza di I grado si cristallizzi radicalmente nel nostro sistema giudiziario.
L’ADI è nata per questo, basta leggere lo Statuto su internet, e in soli 5 anni, tra le chiacchiere e le promesse fallaci di alcuni sindacati e della stessa FNOPI, ha dimostrato competenza e professionalità in una materia tanto ostica quanto complessa, dove tutti dichiarano esperienza per poi fallire nelle loro sentenze “vittoriose” con un vergognoso 5% di risarcimento.
Ci saranno ulteriori sviluppi perché le cause in corso sono tante e le duplicheremo in tutto il territorio nazionale finché non ci staranno a sentire e il demansionamento non resterà che storia del passato.
Alle prossime elezioni OPI ricordatevi di chi vi tutela veramente; noi, per adesso, all’infermiere gli abbiamo dato vera dignità!
Redazione NurseTimes
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