Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico sulla Sentenza della I sez. lavoro del Tribunale di Roma contro la Fondazione Gemelli
La sentenza n. 6954 del luglio 2019 non è stata redatta da un magistrato qualunque, ma dal Presidente della Prima sezione Lavoro di Roma.
Nelle 24 pagine della sentenza non c’è tutto, c’è però quello che basta per motivare una rivoluzione interna che deve colpire le coscienze di tutti gli infermieri che credono che si possa garantire un’assistenza migliore e di qualità.
Non si tratta più di criticare le tesi del Di Fresco, ora si tratta di meditare su fatti che sono reali perché accertati in nome del popolo italiano.
Le tesi si sono trasformate in realtà oggettiva: l’infermiere viene sfruttato dal sistema sanitario fondato su un’organizzazione del lavoro che si genera nelle università, negli ordini professionali, nelle riviste infermieristiche, nei convegni FNOPI, nei testi di infermieristica.
Ebbene tutto questo sistema ieri è crollato come un castello di carta sotto un tornado.
Tutto è un falso, tutto è un raggiro, tutto è stato costruito per avere un operaio dedicato a risolvere ogni desiderio del paziente: l’infermiere.
Con la scusa della Florence, che tra l’altro non è mai stata un’infermiera ma un direttore sanitario, ci hanno inculcato l’animus benevolentia; disposti a sacrificarci per il bene del paziente, tutti si sono avvantaggiati, soprattutto i medici, e mentre l’infermiere, sguattera, la FNOPI viene applaudita per aver costruito questo castello di carte che finora ha funzionato a beneficio del sistema sanitario nazionale.
La televisione elogia i medici nonostante la notte, spesso, la passino a dormire nelle loro stanze, isolati dai pazienti, mentre l’ignorante “zappa la terra” cioè si dà da fare e vigila sui pazienti; tanto se ne salva uno il merito andrà sicuramente ai medici.
In questa ipocrisia tutti sono d’accordo, ma l’AADI è stanca di sopportare e ora ha agito.
In silenzio ha realizzato la causa causarum ed ha distrutto il teorema dell’infermiere tuttofare.
Avevamo inviato segnali: news, articoli giuridici, convegni, ecm, ma nessuno si è accorto che stavamo iniziando la vera rivoluzione.
Ora non ci fermiamo, andiamo avanti fino alla Corte Suprema di Cassazione e d ancora avanti finché le vecchie idee dell’infermieristica nightingaliana scompariranno sotto le pretese di giustizia che fioriranno dalle coscienze degli infermieri.
L’OPI di Roma è giunta, addirittura, a convenire in disciplinare due infermiere socie AADI per intimorirle e convincerle a cancellarsi dell’AADI.
La procedura disciplinare è stata chiesta dall’ordine dei medici che, a quanto pare, decide se e quando un infermiere deve subire minacce e ritorsioni da parte del nostro ordine (e poi ci propinano l’autonomia) quando commette un’infrazione disciplinare aziendale.
Ma da quando in qua l’OPI ha giurisdizione sul codice disciplinare aziendale?
Difatti non è ha, tranne quando gli imputati sono iscritti all’AADI.
L’OPI, per raggiungere una miglior efficace intimidatoria, si è pure avvalsa di un avvocato.
Naturalmente la questione verrà denunciata alle autorità competenti che faranno luce su quanto effettivamente avvenuto, comunque sarà difficile confutare l’audioregistrazione.
In conclusione, siamo sulla strada giusta e continueremo perché siamo nati per debellare il demansionamento una volta per tutte; gli altri sono solo brutte imitazioni.
Redazione NurseTimes
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