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Defibrillatore scarico in ambulanza: Infermiere condannato per omicidio colposo

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Antonella Vergori è morta perché il defibrillatore non ha funzionato. A stabilirlo è la sentenza del Tribunale di Lamezia

Il fatto risale a 9 anni fa: Antonella era una studentessa di 19 anni residente a Martirano Lombardo. Dopo essersi recata a cena dalla zia andò sul lungomare di Nocera Terinese, provincia di Catanzaro, per una passeggiata e, dopo aver mangiato una granita di limone accuso un malore.

Improvvisamente si accasciò al suolo. La chiamata al 118 fu fatta immediatamente dai presenti.

Entro pochi minuti giunse sul posto un’equipe del 118 della postazione medica di Falerna. Ma purtroppo, quando secondo procedura il personale avrebbe dovuto attivare il defibrillatore accadde il fattaccio.

Dopo aver posizionato gli elettrodi sul torace della ragazza il defibrillatore automatico esterno non si accese. Nessuno si era preoccupato di verificarne il funzionamento ne tanto meno di verificare lo stato di carica delle batterie.

Fu tentato comunque di rianimare la paziente con le sole compressioni toraciche e ventilazioni senza però riuscire a salvarle la vita.

Il Tribunale ha condannato diversi professionisti coinvolti nella vicenda:
  1. L’ex direttore sanitario dell’Asp Maurizio Rocca ad un anno di reclusione per omicidio colposo;
  2. L’infermiere dell’equipe Napoleone Stella condannato a 8 mesi;
  3. L’imprenditore Francesco Rotolo che gestiva il servizio dei defibrillatori con la sua ditta convenzionata con l’Asp è stato condannato a 2 anni di reclusione.

Il Tribunale ha assolto per “non avere commesso il fatto” gli infermieri Marisa Gigliotti (difesa dagli avvocati Antonella Pagliuso e Aldo Ferraro), Concetta Galeano, Franca Aracri (avvocato Anna Muraca), Carlo Cuda (avvocato Domenico Folino), e il dottor Stefano Fucile (difeso dall’avvocato Giuseppe Pugliese), dal reato di omicidio colposo, e perché “il fatto non sussiste” dal reato di omesso controllo sul funzionamento del defibrillatore, “essendo emerso – spiegano i legali – che i malfunzionamenti di quel dispositivo erano stati sistematicamente segnalati dagli infermieri che lavoravano al 118 di Falerna alla struttura sanitaria di appartenenza”. La sentenza è stata pronunciata del Tribunale di Lamezia Terme, Francesco Aragona, dopo tre ore di Camera di Consiglio, e dopo la requisitoria del pubblico ministero Luigi Maffia e le discussioni dei difensori della famiglia della ragazza, costituitasi parte civile.

Simone Gussoni

 

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