No alla competenza “esclusiva” dei medici su diagnosi, prognosi e terapia
Aveva scatenato un putiferio l’articolo 1 del Ddl prestazioni sanitarie (vedi il testo allegato), approdato finalmente all’esame Senato. A lasciare perplessi, in particolare, era la parte che prevedeva la competenza “in maniera esclusiva” dei medici su diagnosi, prognosi e terapia. Una locuzione contestata soporattutto dal sindacato Nursind, che avevano paventato il rischio paralisi per il Servizio sanitario nazionale.
Ebbene, pare che almeno su questo tema gli animi possano rasserenarsi. E’ notizia di ieri, infatti, l’accordo tra medici, infermieri, ostetriche, farmacisti, fisioterapisti, radiologi e tecnici della prevenzione e riabilitazione per modificare quella parte dell’articolo 1, che sarà modificata, stralciando dal testo il riferimento all’esclusività e aggiungendo “in merito alla specifica situazione clinica”, così da non compromettere le prerogative degli altri professionisti sanitari.
Esulta il Nursind, che sottolinea come adesso il Governo non possa far altro che “recepire questo accordo e fare un passo indietro, dopo aver inizialmente bocciato ogni ipotesi di modifica dell’articolo 1”.
Passo indietro anche sui costi socio-assistenziali nelle Rsa
Sempre in tema di Ddl prestazioni sanitarie va poi registrato un parziale dietrofront anche sul fronte dei costi socio-assistenziali nelle Rsa. Sì, perché l’Esecutivo ha espreso parere negativo sull’emendamento della senatrice leghista Maria Cristina Cantù, relatrice del provvedimento, che in sostanza avrebbe fatto ricadere i costi relativi alle rette delle Rsa su famiglie degli anziani ospiti ed enti locali. A carico del Fondo sanitario nazionale sarebbero state le sole attività di rilievo sanitario, con esclusione di quelle socio-assistenziali ad esse connesse. Le opposizioni si sono scatenate, parlando di “privatizzazione” di un altro pezzo del Ssn, e alla fine l’emendamento è saltato.
Direttori generali: possibili tagli alle indennità di risultato
Un’altra modifica al testo del Ddl prestazioni sanitarie – collegato, lo ricordiamo, al Decreto liste d’attesa – prevede che le Regioni garantiscano l’effettiva erogazione di viste ed esami nelle strutture pubbliche e in quelle private accreditate, assicurando il rispetto dei tempi di attesa. E vanno adottate misure idonee anche nei confronti dei direttori generali delle aziende sanitarie inadempienti, con la possibilità di tagliare fino al 30% dell’indennità di risultato.
Inoltre, entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, dovrà varare un decreto per ridefinire compiti, funzionamento e composizione dell’Osservatorio nazionale sulle liste di attesa. L’organismo, infatti, aveva prerogative, attribuite dal decreto istitutivo, che ora sono passate in capo al Sistema nazionale di governo delle liste di attesa (Singla).
Lotta ai gettonisti
Il Ddl prestazioni sanitarie prosegue poi la lotta ai cosiddetti gettonisti, allargando la possibilità di assumere medici co.co.co., mentre gli specialisti ambulatoriali interni potranno ricevere fino a 100 euro lordi all’ora per prestazioni straordinarie. Viene inoltre creato un fondo da 3 milioni di euro per incentivare la digitalizzazione degli studi medici. E prosegue il riassetto della rete dei laboratori, con l’introduzione di nuovi presidi di telemedicina.
Si punta anche a potenziare i dipartimenti di salute mentale, con un piano assunzioni che prevede l’inserimento nel 2025-2026 di psicologi, educatori, psichiatri e neuropsichiatri infantili. Viene quindi estesa fino a fine 2026 la possibilità per gli specializzandi di prendere, su base volontaria e al di fuori dell’orario di formazione, incarichi libero-professionali, anche co.co.co., per un massimo di otto ore settimanali.
Telemedicina per i certificati di malattia
La Commissione Bilancio ha dato parere positivo sulla modifica che consente di avvalersi della telemedicina quale strumento di constatazione diretta da parte del medico, ai fini del rilascio della certificazione di malattia. Passa pure l’emendamento che centralizza l’acquisto dei farmaci orfani per garantire migliori cure a chi soffre di malattie rare.
Per quanto riguarda l’accesso agli Irccs, quelli presenti nelle regioni meno popolose (sotto i 500mila abitanti, soglia inferiore al bacino minimo di utenza degli istituti) potranno accogliere cittadini residenti in altri territori e le prestazioni saranno riconosciute in sede di compensazione della mobilità sanitaria interregionale.
Altre cancellazioni
Non sono mancate le polemiche sulla cancellazione del provvedimento che prevedeva 6 milioni di euro per l’ampliamento della platea delle donne che possono accedere agli screening mammografici, norma che la Commissione di merito aveva invece approvato. È stata cassata pure la modifica che consentiva di aumentare lo stipendio dei direttori generali degli enti sanitari fino all’80% del tetto massimo retributivo del pubblico impiego. A rimorchio, direttori amministrativi e sanitari avrebbero potuto veder salire la propria busta paga entro la soglia dell’80% di quella dei direttori generali. Ma nulla da fare.
Saltate poi l’ulteriore infornata di assunzioni a tempo indeterminato e le risorse pluriennali per il potenziamento tecnologico al ministero della Salute. Infine è arrivato il parere contrario sull’emendamento che consentiva ai professionisti sanitari di svolgere, fino a fine 2027, attività extra-lavorative senza le limitazioni previste da alcune norme sulle incompatibilità.
ALLEGATO: Testo del Ddl prestazioni sanitarie
Redazione Nurse Times
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Ci hanno illuso per l’ennesima volta, a marzo avevano approvato un emendamento al DDL PRESTAZIONI SANIRARIE che permetteva agli operatori professionali sanitari impiegati nella sanità pubblica di esercitare la libera professione fino al 2027 senza incorrere ad alcuna incompatibilità e oggi lo hanno eliminato. Durante la pandemia “Eroi” ora nuovamente schiavi!!!!