Nel corso della storia l’uomo è sempre stato il protagonista di innumerevoli spostamenti; passando così dall’essere un guerriero o esploratore ad un turista in giro per il mondo alla ricerca di singolari paesaggi e splendide capitali o semplicemente un lavoratore impegnato nelle trasferte
Oggi ci si ritrova in men che non si dica a immergersi nella selvaggia natura sudafricana, a prendere il sole nella bella spiaggia di Rio de Janeiro o a festeggiare il capodanno qualche settimana dopo in Cina.
L’uomo non è più l’abitante della singola città, ma è cittadino del mondo.
Ma cosa implica essere un viaggiatore oggi?
Sicuramente può essere causa di una maggiore esposizione a malattie infettive.
E’ vero, per molte di queste esistono le vaccinazioni e sicuramente la Sanità ha fatto passi in avanti nel controllo e nell’eradicazione di qualcuna (si pensi al vaiolo), tuttavia altre che non apparivano da anni e sembrassero circoscritte a determinati distretti, oggi non lo sono più. Questo è reso possibile dal continuo spostamento dell’uomo per viaggi, agevolato dall’avvento dell’aereo che contribuisce al trasporto efficace di innumerevoli “veicoli e vettori”.
Tra queste:
- Il Colera che fino a un centinaio di anni fa risiedeva in India ed oggi si è diffuso nel Sudest Asiatico, in Africa e in America del Sud. Anche in Europa, se pur con casi limitati (1 caso su 10 milioni di abitanti), è riapparsa. In Italia si sono verificati dei focolai non di poco rilievo in Campania e in Puglia tra il 1973-1994; a Milano nel 2008 è stato registrato l’ultimo caso di un turista di ritorno dall’Egitto.
- La Malaria, dopo la tubercolosi, è la seconda malattia infettiva per morbilità e mortalità nel mondo. Nasce nei Paesi della fascia tropicale e subtropicale; ma ogni anno circa 10.000-30.000 viaggiatori si ammalano di malaria, riportando così casi, se pur autoctoni, nei loro Paesi definiti “Malaria free”. Un focolaio che ha interessato l’Italia, in particolare il sud, si è reso noto intorno il 1963 e nel 2017 l’ultimo decesso è avvenuto in Brescia.
- L’Ebola il cui nome deriva da un fiume della Repubblica Democratica del Congo, presso il quale nel 1976 si verificò uno dei primi focolai epidemici; l’altro, si sviluppò contemporaneamente in Sudan, circa 30 anni dopo, nel 2014 fu registrata un epidemia in Guinea, Sierra Leone e Liberia. Il 12 agosto 2014 morirà il primo caso europeo di ebola.
- La Tubercolosi, la più grave infezione al mondo che miete milioni di vittime ogni anno; colpisce prevalentemente Paesi in via di sviluppo (Cina, India, Indonesia, Nigeria, Pakistan). Solo nel 2015 all’interno dello Spazio Economico Europeo sono stati registrati circa 60.000 casi, in Italia nello stesso anno sono stati registrati circa 4.000 casi.
E con queste molte altre, per alcune (anche le suddette), esistono il vaccino: è bene quindi informarsi sull’obbligo di tutte le forme di profilassi possibili prima di intraprendere un viaggio.
Insomma viaggiare ormai non è poi così difficile grazie alla moltitudine di mezzi a noi offerti e non è nemmeno un privilegio riservato a pochi. Lo spostamento dell’uomo si è evoluto sempre di più, ma il progresso non si risolve sempre nel positivo.
Quindi ATTENZIONE: riportate a casa soltanto i souvenir!
Giuseppe Papagni
Fonti: Epicentro, OMS
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