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Crisi al «Pertini» di Roma: infermieri allo stremo e reparti a rischio chiusura

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Crisi al «Sandro Pertini» di Roma: infermieri allo stremo e reparti a rischio chiusura
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Roma – La situazione dell’ospedale «Sandro Pertini» di Roma, nel cuore della Asl Roma 2, è diventata insostenibile per il personale infermieristico. Con 1,3 milioni di assistiti, questa ASL rappresenta un microcosmo della crisi che affligge il sistema sanitario del Lazio e, forse, di tutta Italia.

Turni estenuanti e condizioni inumane

Un dato su tutti evidenzia la gravità della situazione: 17 ore consecutive di lavoro. È questo il turno che molti infermieri sono costretti a svolgere a causa della cronica carenza di organico. Basta una semplice assenza per malattia e un infermiere, più spesso un’infermiera, deve prolungare il proprio turno fino all’alba del giorno successivo, rischiando l’incriminazione per abbandono di incapace se si rifiuta. Questo è accaduto di recente a Sandra (nome di fantasia), un’infermiera del reparto di rianimazione, costretta a rimanere sul posto di lavoro nonostante le esigenze familiari.

Un carico di lavoro insostenibile

Ma i numeri impressionanti non si fermano qui. I dipendenti della Asl Roma 2 hanno accumulato un totale di 650.000 ore di straordinario. Secondo il contratto collettivo, nessuno dovrebbe superare le 180 ore annuali, ma molti hanno lavorato più di 400 ore di straordinario nel 2023, l’equivalente di oltre due mesi di lavoro aggiuntivo. I reparti più colpiti sono quelli di pronto soccorso, rianimazione, osservazione breve, medicina e chirurgia, dove gli infermieri vedono i propri turni cambiare continuamente e non sanno mai se potranno tornare a casa.

Gli ospedali di comunità non risolvono il problema

La Asl ha cercato di alleggerire il carico dei reparti sovraffollati creando un ospedale di comunità al «Pertini», destinato a pazienti cronici a bassa intensità. Tuttavia, queste strutture vengono utilizzate per gestire pazienti acuti, creando ulteriori difficoltà. «In questi ospedali ci sono solo infermieri e, se un paziente muore, non c’è un medico per firmare il certificato di morte», afferma Carlo Torricella del sindacato Nursind.

La necessità di interventi urgenti

Le denunce del sindacato Nursind, ora all’attenzione dell’ispettorato del lavoro, mettono in luce la necessità di interventi urgenti. La stessa Asl Roma 2 riconosce il problema, che solo nei primi quattro mesi del 2024 si è presentato nove volte. Senza un numero adeguato di infermieri, la qualità dell’assistenza è seriamente compromessa e i reparti rischiano la chiusura.

Il grido di allarme che arriva dal «Sandro Pertini» deve essere ascoltato e affrontato con soluzioni concrete.

Redazione Nurse Times

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