Prorogato l’obbligo di utilizzo delle mascherine negli ospedali e nelle Rsa, che scadeva ieri.
Come previsto dalla nuova ordinanza del ministro della Salute, Orazio Schillaci, a partire da ieri, martedì 1° novembre, è ufficiale lo stop all’obbligo vaccinale anti-Covid per i sanitari. Prorogato, invece, l’obbligo di utilizzo delle mascherine negli ospedali e nelle Rsa, che scadeva proprio ieri.
“L’obbligo vaccinale è scaduto lo scorso giugno e sopravviveva fino a dicembre per gli operatori sanitari – ha detto la premier Giorgia Meloni nel corso della conferenza stampa sguita al Consiglio dei ministri -. Noi abbiamo deciso di anticipare al 1° novembre la fine dell’obbligo, e questo ci consente di recuperare 4mila persone ora ferme in un sistema sotto-organico. Confermiamo l’uso delle mascherine, sulle quali ho letto notizie di ogni genere, che non corrispondevano a verità”.
Parole ricalcate nella stessa sede da Schillaci: “E’ anticipata al 1° novembre la scadenza dell’obbligo di vaccinazione Covid. Questo perché il quadro epidemiologico è mutato: dai dati si vede che l’impatto sugli ospedali è limitato e che ci sono una diminuzione dei contagi e una stabilizzazione dell’occupazione negliospedali. A ciò si aggiunge la carenza del personale medico. Aver rimesso a lavorare i medici non vaccinati serve quindi a contrastare la carenza e a garantire il diritto alla salute”.
Proprio la decisione di reintegrare i sanitari sospesi perché non vaccinati è stata salutata con soddisfazione da qualcuno (vedi il sindacato infermieristico Nursing Up), ma aspramente criticata da altri. Non ci sta, per esempio, Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Milano ed ex consigliere del ministero della Salute. E non ci sta nemmeno Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che ha così commentato in una nota: “Il reintegro dei sanitari non vaccinati contro il Covid-19 e le ‘sanatorie’ per i no-vax rappresentano un’amnistia anti-scientifica e diseducativa. La parola ‘discontinuità’ è assolutamente legittima in una repubblica democratica, ma deve essere utilizzata anche per migliorare tutto ciòche il Governo precedente non è riuscito a fare. Al momento, invece, la discontinuità sembra ridursi a un mero smantellamento delle misure in atto e a una vera e propria ‘amnistia’, nell’illusorio tentativo di consegnare la pandemia all’oblio, ignorando le raccomandazioni delle autorità internazionali di sanità pubblica”.
E ancora: “Il potenziale impatto in termini di sanità pubblica è modesto, sia perché la misura viene anticipata di soli due mesi rispetto alla scadenza fissata sia perché riguarda un numero esiguo di professionisti. Ben diverso è però l’impatto in termini di percezione pubblica di questa ‘sanatoria’ e delle relazioni con la stragrande maggioranza dei colleghi che si sono vaccinati per tutelare la salute dei pazienti e la propria, anche al fine di garantire la continuità di servizio. Al di là di una scelta individuale incompatibile con l’esercizio di una professione sanitaria, si tratta di persone che hanno spesso seminato disinformazione pubblica sui vaccini. Se da un lato il loro reintegro lancia un messaggio profondamente anti-scientifico, va tuttavia ricordato che a livello locale possono essere stabilite disposizioni per affidare ai professionisti no vax reintegrati attività diverse da quelle clinico-assistenziali, senza configurare demansionamento”.
Cartabellotta si è espresso anche sulla proroga dell’obbligo di utilizzare le mascherine in ospedali e Rsa: “L’obbligo dovrebbe essere reso permanente, indipendentemente dalla pandemia in corso, al fine di proteggere al meglio le persone più vulnerabili da infezioni respiratorie di qualsiasi natura. L’utilizzo di questo dispositivo, come indicato dalle autorità internazionali di sanità pubblica, è raccomandato in tutti gli ambienti al chiuso affollati e/o poco aerati. Inoltre è fondamentale sia per proteggere professionisti e operatori sanitari, evitando di decimare ulteriormente il personale con assenze per malattia, sia soprattutto per tutelare la salute dei pazienti, in particolare quelli anziani e fragili. L’idea di abolire l’obbligo nazionale, per poi reintrodurlo legittimamente a livello regionale o di singoli ospedali e Rsa, genererebbe peraltro disorientamento nei cittadini, contestazioni rispetto alle disposizioni adottate nelle singole strutture sanitarie e aumento delle tensioni con il personale sanitario”.
Il presidente Gimbe ha infine detto la sua sulla pubblicazione del bollettino Covid, passata da giornaliera a settimanale: “Appare ragionevole, anche tenendo conto della notevole variabilità giornaliera nella trasmissione e della pubblicazione dei dati. Non è chiaro se anche la trasmissione obbligatoria agli organismi internazionali (Oms, Ecdc) avverrà con cadenza settimanale. In ogni caso è fondamentale mantenere l’aggiornamento quotidiano dei dati Covid e della campagna vaccinale, e garantirne accesso trasparente ai ricercatori per analisi e studi indipendenti”.
Redazione Nurse Times
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