L’invito alla prudenza di Sergio Mattarella potrebbero indurre l’Esecutivo, che oggi si riunisce in Consiglio dei ministri, a fare un passo indietro sulla revoca delle ultime misure anti-Covid.
Il monito lanciato venerdì scorso dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, potrebbero aver convinto il nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci, a rivedere le misure con cui il Governo, nel Consiglio dei ministri in programma oggi, intende avviare una nuova fase nuova nella gestione della pandemia. In particolare, la revoca dell’obbligo di indossare le mascherine in ospedali e Rsa a partire da domani, martedì 1° novembre, lo stop all’obbligo di vaccino per i sanitari, inizialmente fissato al 31 dicembre, con conseguente reintegro di quelli sospesi perché non vaccinati, e il congelamento fino a giugno delle multe per gli over 50 che non hanno completato il ciclo di somministrazioni contro il Covid-19.
“Non possiamo ancora proclamare la vittoria finale sul Covid – ha ammonito tre giorni fa il capo dello Stato –. Dobbiamo ancora fare uso di responsabilità e precauzione. La sanità pubblica ha il compito di mantenere alta la sicurezza, soprattutto dei più fragili, dei più anziani, di coloro che soffrono per patologie pregresse, anche se il periodo più drammatico è alle nostre spalle”.
Da valutare attentamente soprattutto la fine dell’obbligo di mascherina nelle strutture sanitarie e nelle Rsa, sul quale Schillaci ha chiesto un parere tecnico all’Istituto Spallanzani di Roma. Una delle ipotesi in campo è mantenere l’obbligo solo per medici e infermieri, raccomandando fortemente l’uso dei dispositivi di protezione ai visitatori. Una seconda strada sarebbe essere quella di mantenere l’obbligo di mascherina negli ambienti sanitari, come ambulatori, reparti, pronto soccorso, e toglierlo negli altri luoghi, come le sale d’attesa o i bar degli ospedali. Ma non è escluso un prolungamento dell’ordinanza attuale, con l’obbligo di mascherina per tutti, soprattutto nelle Rsa, come chiedono diversi esperti. In ogni caso, anche se l’Esecutivo dovesse optare per il “liberi tutti”, i direttori sanitari potrebbero intervenire con proprie disposizioni più severe.
Sull’eventuale rimozione delle disposizioni anti-Covid ancora in vigore è intervenuto a gamba tesa Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Milano ed ex consigliere del ministero della Salute, che in un’intervista rilasciata a La Stampa ha criticato soprattutto l’eventuale reintegro dei sanitari no vax: “Il ruolo del medico e dell’operatore sociosanitario è incompatibile con lo stato di no vax. Queste persone devono vaccinarsi, perché in caso contrario metterebbero a rischio i malati che loro stessi assistono. Ospedali e Rsa potrebbero trasformarsi da luoghi di cura in luoghi di rischio. Lo trovo un colpo di spugna francamente inaccettabile”.
Negativo anche il parere sulla revoca dell’obbligo di mascherina nelle strutture sanitarie: “Credo che la permanenza dell’obbligo di indossarla in questi luoghi debba essere tassativa. In questa fase le mascherine sono un presidio indispensabile nei luoghi chiusi e affollati per prevenire la pandemia. Il Giappone, che le ha mantenute in tutti i luoghi pubblici, ospedali compresi, ne dimostra l’efficacia, registrando un’incidenza e un numero di morti bassissimi, pur avendo una popolazione media più anziana della nostra”.
Ricciardi motiva così le proprie critiche: “Purtroppo siamo alla vigilia di una risalita importante dei casi. I 30mila casi notificati ogni giorno in Italia sono sottostimati: il sistema di tracciamento è saltato. E ci sono migliaia di contagi auto-diagnosticati e non segnalati. Dunque è solo la punta dell’iceberg. Nei Paesi in cui il tracciamento è ancora attivo al 100%, siamo oltre le centinaia di migliaia di casi al giorno. Probabilmente vedremo un aumento nelle ospedalizzazioni e nel numero dei morti”.
Redazione Nurse Times
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