Le disposizioni sono valide da oggi, 8 marzo fino al 3 aprile «salvo diverse disposizioni»
“È necessario chiarire quel che è successo, una cosa inaccettabile: un Dpcm, che stavamo formando a livello di governo per regolamentare le nuove misure che entrano in vigore subito, lo abbiamo letto su tutti i giornali. Ne va della correttezza dell’operato del governo e della sicurezza degli italiani. Questa pubblicazione ha creato incertezza, insicurezza, confusione e non lo possiamo accettare”.
Inizia così la conferenza stampa del Premier Giuseppe Conte. Parole dure contro chi, approfittando del clima di disagio e di allarmismo, ha reso pubblica la bozza prima della sua firma.
Il testo finale del Dpcm è stato approvato nella sua versione definitiva in tarda serata di ieri (Vedi articolo).
Conferenza stampa in cui ha anche sottolineato di stare lavorando ancora al testo del decreto legge che prevederà anche l’assunzione, come annunciato dal ministro della Salute, di almeno 20mila professionisti, tra cui 5mila medici e 10mila infermieri. Ma anche qui è necessario attendere il testo finale.
Il testo identifica alcune aree del Centro-Nord (l’intera Lombardia e poi le province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio-Emilia, Modena, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria, Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Vercelli e Asti), dove vengono imposte limitazioni stringenti, ma introduce alcune restrizioni a carattere preventivo anche sul resto del territorio nazionale.
Con l’approvazione di questi provvedimenti, ha precisato Conte, vengono meno le «zone rosse» che erano state stabilite all’inizio dell’epidemia («Non c’è più motivo di tenere confinate le persone di Vo’ e del lodigiano»). Il testo definitivo presenta alcune differenze rispetto alle bozze (in particolare per quanto riguarda le province coinvolte), ma nella sostanza lo spirito del provvedimento sembra rimasto inalterato.
Mobilità ridotta nelle aree del Centro Nord
Nelle zone del Centro-Nord identificate dal decreto sarà istituito «un vincolo a limitare gli spostamenti nel territorio». Si potrà entrare e uscire, ha detto il presidente del Consiglio, solo «per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e di emergenza». Sarà comunque consentito, precisa Conte, il rientro presso la propria residenza o domicilio per chi ne avesse esigenza. Rispondendo alle domande dei reporter presenti alla conferenza stampa, il premier ha precisato: «Non c’è divieto assoluto (di movimento, ndr) ma necessità di motivarlo, quindi una ridotta mobilità. Non si ferma tutto, ma entrare nella logica che ci sono delle regole da rispettare». Quanto alle modalità attraverso cui la misura sarà messa in atto, sempre rispondendo alle domande Conte ha spiegato che «le forze di polizia saranno legittimate a chiedere conto» ai cittadini dei loro spostamenti.
Le nuove aree di contenimento
Nella versione finale del decreto è confermato un regime più rigoroso delle misure prescrittive (vincolo di evitare ogni spostamento, a meno di comprovate esigenze lavorative, di necessità o salute) che riguardano la Regione Lombardia e le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia.
Ma anche nelle altre Regioni il Dpcm prescrive misure rigorose.
Poi anche misure che riguardano i sospetti di contagio che è bene non si muovano da casa.
Le misure per gli ingressi in Italia
Ad esempio chiunque, a partire dal quattordicesimo giorno antecedente la data di pubblicazione del decreto, abbia fatto ingresso in Italia dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, come identificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, deve comunicare tale circostanza al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente per territorio, al proprio medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta.
Gli interventi degli operatori
Le modalità di trasmissione dei dati ai servizi di sanità pubblica sono definite dalle regioni con apposito provvedimento, che indica i riferimenti dei nominativi e dei contatti dei medici di sanità pubblica; dove contattati tramite il numero unico dell’emergenza 112 o il numero verde appositamente istituito dalla regione, gli operatori delle centrali comunicano generalità e recapiti per la trasmissione ai servizi di sanità pubblica territorialmente competenti.
L’operatore di sanità pubblica e i servizi di sanità pubblica territorialmente competenti provvedono alla prescrizione della permanenza domiciliare, secondo le modalità di seguito indicate:
- a) contattano telefonicamente e assumono informazioni, il più possibile dettagliate e documentate, sulle zone di soggiorno e sul percorso del viaggio effettuato nei quattordici giorni precedenti, ai fini di una adeguata valutazione del rischio di esposizione;
- b) accertata la necessità di avviare la sorveglianza sanitaria e l’isolamento fiduciario, informano dettagliatamente l’interessato sulle misure da adottare, illustrandone le modalità e le finalità al fine di assicurare la massima adesione;
- c) accertata la necessità di avviare la sorveglianza sanitaria e l’isolamento fiduciario, l’operatore di sanità pubblica informa inoltre il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta da cui il soggetto è assistito anche ai fini dell’eventuale certificazione ai fini INPS (circolare INPS HERMES 25 febbraio 2020 0000716 del 25 febbraio 2020);
- d) in caso di necessità di certificazione ai fini INPS per l’assenza dal lavoro, si procede a rilasciare una dichiarazione indirizzata all’INPS, al datore di lavoro e al medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta in cui si dichiara che per motivi di sanità pubblica è stato posto in quarantena, specificandone la data di inizio e fine.
L’operatore di sanità pubblica deve inoltre:
a) accertare l’assenza di febbre o altra sintomatologia del soggetto da porre in isolamento, nonché degli altri eventuali conviventi;
b) informare la persona circa i sintomi, le caratteristiche di contagiosità, le modalità di trasmissione della malattia, le misure da attuare per proteggere gli eventuali conviventi in caso di comparsa di sintomi;
c) informare la persona circa la necessità di misurare la temperatura corporea due volte al giorno (la mattina e la sera).
Allo scopo di massimizzare l’efficacia della procedura sanitaria è indispensabile informare sul significato, le modalità e le finalità dell’isolamento domiciliare al fine di assicurare la massima adesione e l’applicazione delle seguenti misure:
- mantenimento dello stato di isolamento per quattordici giorni dall’ultima esposizione;
- divieto di contatti sociali;
- divieto di spostamenti e viaggi;
- obbligo di rimanere raggiungibile per le attività di sorveglianza.
In caso di comparsa di sintomi la persona in sorveglianza deve:
a) avvertire immediatamente il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta e l’operatore di Sanità Pubblica;
b) indossare la mascherina chirurgica fornita all’avvio della procedura sanitaria e allontanarsi dagli altri conviventi;
c) rimanere nella propria stanza con la porta chiusa garantendo un’adeguata ventilazione naturale, in attesa del trasferimento in ospedale, ove necessario.
L’operatore di sanità pubblica provvede a contattare quotidianamente, per avere notizie sulle condizioni di salute, la persona in sorveglianza. In caso di comparsa di sintomatologia, dopo aver consultato il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta, il medico di sanità pubblica procede secondo quanto previsto dalla circolare n. 5443 del Ministero della salute del 22 febbraio 2020, e successive modificazioni e integrazioni.
Su tutto il territorio nazionale è raccomandata l’applicazione delle misure di prevenzione igienico sanitaria:
Misure igienico-sanitarie:
a) lavarsi spesso le mani. Si raccomanda di mettere a disposizione in tutti i locali pubblici, palestre, supermercati, farmacie e altri luoghi di aggregazione, soluzioni idroalcoliche per il lavaggio delle mani;
b) evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute;
c) evitare abbracci e strette di mano;
d) mantenimento, nei contatti sociali, di una distanza interpersonale di almeno un metro;
e) igiene respiratoria (starnutire e tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie):
f) evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri, in particolare durante l’attività sportiva;
g) non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani;
h) coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce;
i) non prendere farmaci antivirali e antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico;
1) pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol;
m) usare la mascherina solo se si sospetta di essere malati o se si presta assistenza a persone malate.
La sintesi del premier
Durante la conferenza stampa, Conte ha sottolineato che “sarà consentito il rientro al proprio domicilio, ma non possiamo più permetterci nelle aree previste dal decreto forme di aggregazione”. “D’ora in poi chi avrà febbre da più di 37,5 gradi centigradi e infezioni respiratorie è fortemente raccomandato di restar presso proprio domicilio, a prescindere che siano positivi o no. Contattino il medico curante”.
Poi, “divieto assoluto di mobilità per chi sia stato in quarantena, dobbiamo limitare il contagio del virus e evitare il sovraccarico delle strutture ospedaliere. Con il nuovo decreto non ci sono più le zone rosse, i focolai stabiliti all’inizio. Non c’è più motivo di tenere le persone di Vò e del lodigiano in una zona rossa confinate. Sono state create zone più ampie. Queste misure – ha continuato – provocheranno disagio ma questo è il momento dell’auto-responsabilità, non del fare i furbi. Tutelare soprattutto la salute dei nostri nonni”.
Conte ha poi annunciato che è “stato sottoscritto un contratto che ci consentirà di avviare una linea produttiva tutta italiana di apparecchiature per la terapia intensiva e sub intensiva. Oggi abbiamo già 320 nuove apparecchiature e presto avremo 500 e anche più apparecchiature al mese”.
La conferenza stampa del Premier Conte
Redazione Nurse Times
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