Il farmaco, a base di una sostanza chiamata Inna-051, ha fornito risultati incoraggianti durante la sperimentazione sui furetti.
I risultati sono “promettenti”, dicono i ricercatori che hanno già sperimentato il farmaco sui furetti. Non si tratta di un vaccino, ma di una molecola in grado di interagire con le cellule presenti nella cavità nasale e attivare il sistema immunitario. Quello a cui puntano gli scienziati che hanno pubblicato i risultati dello studio è uno spray nasale che stronchi sul nascere un’infezione da coronavirus.
Le risposte immunitarie innescate dai vaccini implicano la generazione di anticorpi e linfociti T (anche chiamate cellule T), componenti fondamentali del sistema immunitario che forniscono protezione contro diversi virus, perché sono in grado di individuare e uccidere agenti o cellule individuate come estranee. Il sistema immunitario innato, invece, risponde a un’ampia gamma di microbi.
“Si attiva come uno scudo di difesa, che è ad ampio spettro e non specifico”, ha detto Roberto Solari, professore del gruppo di ricerca sulle malattie delle vie aeree dell’Imperial College di Londra e consulente della società biotecnologica australiana Ena Respiratory, che sta sviluppando lo spray nasale.
Solari ha aggiunto che, attivando il sistema immunitario innato questa sostanza, chiamata Inna-051, genera una serie di processi, tra cui il rilascio di proteine chiamate citochine, che stimolano i meccanismi e impediscono al virus di replicarsi all’interno delle cellule.
Lo studio deve ancora essere sottoposto alla “revisione alla pari” (peer review), ma il team che sta portando avanti la ricerca e che comprende scienziati dell’agenzia governativa Public Health England ha rivelato che Inna-051 è stato somministrato a tre gruppi di sei furetti, in varie dosi, mentre a un quarto gruppo di sei furetti è stato somministrato un placebo.
Il furetto si è mostrato il candidato migliore per la valutazione di farmaci antivirali o vaccini contro il coronavirus. Il virus Sars-Cov-2 si replica in modo efficace nei furetti e nei gatti, e male nei cani, nei suini, nelle galline e nelle anatre, come risulta da uno studio pubblicato sulla rivista Science.
Il giorno dopo la somministrazione di una seconda dose di Inna-051 e di placebo, il team ha esposto i furetti al Covid-19 e poi ha monitorato gli animali per 12 giorni tramite campioni nasali e faringei. Cinque giorni dopo l’esposizione dei furetti al coronavirus, la quantità di Rna virale (il materiale genetico del virus) recuperata dai tamponi faringei era ridotto del 96% in quelli trattati con Inna-051 rispetto a quelli trattati con il placebo.
Ora sono necessari studi tossicologici e test sull’uomo per verificare l’efficiacia e le eventuali controindicazioni, ma secondo Solari uno spray nasale a base di Inna-051 potrebbe essere usato un paio di volte a settimana come misura preventiva dai gruppi più a rischio, come gli operatori sanitari, o dove si verifica un focolaio: “La speranza è che riduca la durata e la gravità dei sintomi. E se si riduce il numero di particelle virali nel naso, la speranza è che possa ridursi la trasmissione”.
Redazione Nurse Times
Fonte: la Repubblica
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