Lo sostengono i ricercatori della Yale School of Public Health di New Haven.
Secondo uno studio che delinea la strategia migliore per frenare la trasmissione del coronavirus, occorre intercettare e isolare una buona parte dei pazienti asintomatici o paucisintomatici. L’analisi dell’epidemia di Covid-19 attribuisce un ruolo chiave alle infezioni “silenziose”, ossia quelle che colpiscono persone nella fase presintomatica o con infezioni asintomatiche, e suggerisce che persino l’isolamento di tutti i pazienti sintomatici potrebbe non bastare a sopprimere nuovi focolai.
Il team di Alison P. Galvani, della Yale School of Public Health di New Haven, sostiene che almeno un terzo dei casi asintomatici dovrebbe essere rilevato e isolato per ridurre il tasso di “attacco” al di sotto dell’1%. “Nel nostro studio (pubblicato su Pnas, ndr) – spiegano i ricercatori – abbiamo valutato il contributo della trasmissione presintomatica e asintomatica sulla base di recenti dati relativi all’infettività prima dell’insorgenza dei sintomi e all’incidenza degli asintomatici tra tutti gli infettati. Abbiamo scoperto così che la maggior parte dell’incidenza può essere attribuibile alla trasmissione silenziosa del virus, a causa di una combinazione dello stadio presintomatico e delle infezioni asintomatiche”.
E ancora: “Anche se tutti i casi sintomatici fossero rilevati e isolati, può comunque manifestarsi un vasto focolaio. Abbiamo ulteriormente quantificato l’effetto dell’isolamento delle infezioni silenziose in aggiunta ai casi sintomatici, scoprendo che dovrebbe essere isolato oltre un terzo delle infezioni silenziose per sopprimere un futuro focolaio. I nostri risultati indicano che l’isolamento basato sui sintomi deve essere integrato da una rapida tracciabilità dei contatti e da test che identifichino i casi asintomatici e presintomatici, per poter rimuovere in sicurezza le attuali restrizioni e ridurre al minimo il rischio di una ripresa dell’epidemia”.
Redazione Nurse Times
Lascia un commento