Lo rivela uno studio diretto da Humanitas e sostenuto da FondazioneAirc.
È noto da tempo che il microbiota intestinale svolge un ruolo attivo nello sviluppo del tumore al colon-retto, una delle più comuni neoplasie di natura maligna che insorge nell’intestino. Pare, tuttavia, che alcuni ceppi batterici al suo interno abbiano pure un ruolo protettivo nel processo di tumorigenesi. In altre parole, fungono da freno contro lo sviluppo dei tumori intestinali. È quanto rivela uno studio diretto da Humanitas e sostenuto da Fondazione Airc, i cui risultati sono stati pubblicati su Nature Microbiology.
“Analizzando il microbiota di pazienti in uno stadio precoce di sviluppo del tumore intestinale, il cosiddetto adenoma, abbiamo osservato l’assenza di una famiglia di batteri, chiamati Erysipelotrichaceae, osservata anche nel modello preclinico. Isolando questi batteri, abbiamo riscontrato delle proprietà antitumorali capaci di bloccare il proliferare incontrollato delle cellule, cosa che invece accade nel caso di una loro mancanza”. Parola di Maria Rescigno, coordinatrice dello studio e Principal Investigator del Laboratorio di Immunologia delle mucose e microbiota (nonché docente) di Humanitas.
Si aprono dunque nuove strade per la diagnosi precoce nei pazienti che rischiano di sviluppare queste forme tumorali. “Il fatto che il microbiota rilevato nelle feci non presenti questa famiglia di batteri – conferma l’esperta – è estremamente importante ai fini della diagnosi precoce della malattia nei pazienti con adenoma avanzato. Inoltre, proprio per questi pazienti, si potrebbe pensare di ridurre il rischio restituendo il batterio sotto forma di probiotico”.
Il tumore del colon retto insorge nel colon e nel retto ed è causato dall’aumento incontrollato delle cellule della mucosa, ossia il rivestimento interno della parete intestinale. È una delle neoplasie a più elevata incidenza nel mondo occidentale e rappresenta il 9,4% circa di tutti i tumori negli uomini e il 10,1% nelle donne. Ha un’incidenza nella popolazione italiana di circa 34mila nuovi casi l’anno e si sviluppa più spesso nel colon (circa il 70% dei casi) che nel retto (30%).
Se diagnosticato precocemente, si può prevenire o guarire. Nella maggior parte dei casi, infatti, origina dai polipi adenomatosi, lesioni inizialmente benigne che solo nel tempo possono evolvere in tumore. Non è ancora chiaro quali siano le cause di questa malattia. Si tratta sicuramente del risultato dell’interazione tra fattori genetici e fattori ambientali (come la dieta). Oltre alla predisposizione familiare e alla presenza di malattie infiammatorie dell’intestino, altri fattori di rischio possono essere una dieta ipercalorica (ricca di grassi animali e povera di fibre), il fumo, l’abuso di alcolici, l’obesità e una scarsa attività fisica.
Redazione Nurse Times
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