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NOI CI DISSOCIAMO: Università di Pavia. Gli studenti di Infermieristica privati del tirocinio clinico: solo 40 ore nel primo anno

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Chronic Care Model nella gestione della cronicità. Il ruolo chiave dell’infermiere 2
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Riceviamo e pubblichiamo una nota pervenutaci via mail da Alessio Tabacco, università degli studi di Pavia.

Il giorno 27 Gennaio 2017 presso il Corso di Laurea in infermieristica dell’Università degli studi di Pavia, una folta rappresentanza di studenti, si è riunita per discutere riguardo l’articolo pubblicato per mano dell’infermiere Simone Gussoni il giorno 26 Gennaio 2017 sul sito nursetimes.org, dal titolo: “Università di Pavia. Gli studenti di Infermieristica privati del tirocinio clinico: solo 40 ore nel primo anno”.

La nostra risposta all’intervista, per la quale chiediamo l’integrale pubblicazione, è quella di chiarire la nostra posizione e la nostra volontà. Ci dissociamo completamente dai contenuti dello scritto sopra citato e dalle idee espresse dall’anonima ragazza e dal folto gruppo di studenti iscritti all’Università degli Studi di Pavia, corso di laurea in Infermieristica di cui si è fatta portavoce, come si evince dall’articolo del giornalista.

In primo luogo precisiamo che Noi Sottoscritti non abbiamo MAI delegato nessuno a farsi portavoce di opinioni che, per altro, non sono condivise e non rispecchiano il Nostro pensiero. Inoltre, non eravamo neanche a conoscenza della volontà di rivolgersi alla Vostra Testata Giornalistica.

Nel suddetto articolo veniva affermato che gli studenti hanno partecipato solamente a 4 giornate di tirocinio (i più fortunati a ben 7!). La fonte anonima sicuramente avrà “dimenticato/omesso” le attività che il I anno contribuiscono al raggiungimento del monte ore. Tali attività vengono pianificate sulla base di quelli che sono gli insegnamenti forniti e prevedono:

  • Attività in materia di promozione della salute
  • Attività per la promozione del lavaggio sociale delle mani nella comunità
  • Tirocinio osservativo
  • Tirocinio clinico (durante il quale sono state messe in pratica le attività previste dall’assistenza di base: letti, igieni, rilevazione dei parametri vitali)

Il Corso di Laurea Infermieristica di Pavia si avvale per la pianificazione didattica del progetto “Tuning Educational Structures in Europe”, creato dalle Università, il quale si propone di offrire un approccio atto a individuare le competenze più utili per l’assistenza e le competenze più importanti che dovrebbero essere conseguite e sviluppate nel corso di Laurea. Lo scopo di questo approccio è quello di evitare di uniformare l’insegnamento a livello accademico e garantire duttilità a livello didattico basandosi sul raggiungimento di determinati obiettivi formativi durante i tre anni di corso.

Secondo questo progetto, tramite il tirocinio clinico e le attività correlate, bisogna acquisire 8 CFU durante il primo, 18 CFU durante il secondo e 34 CFU durante il terzo, per un totale di 60 CFU da acquisire nel corso del triennio.

La verifica dell’acquisizione di queste competenze avviene tramite il sostenimento di un esame di tirocinio in cui vengono valutate le abilità tecniche e manuali e le conoscenze teoriche, apprese durante le lezioni, mediante la somministrazione di un caso clinico.
Un’altra doverosa precisazione riguarda l’omissione della voce relativa al tirocinio clinico del primo anno sul sito della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Pavia: sul nostro piano di studi protocollato e depositato presso la segreteria la voce è presente, quindi l’assenza sul sito può essere imputata a un semplice errore da parte di chi si occupa della gestione dello stesso.

Nell’articolo veniva evidenziato, inoltre, che fossero state dedicate più ore ai laboratori pratici che al tirocinio clinico. Teniamo a precisare che lo scopo di tali attività è quello di fornire le giuste conoscenze, basate sullo studio delle più recenti evidenze scientifiche e l’acquisizione della gestualità necessaria all’esecuzione delle tecniche, messe in pratica durante il tirocinio clinico.

Se nel nostro Paese la libertà di stampa, unitamente a quella di espressione è tutelata dall’Art. 21 della Costituzione della Repubblica Italiana che recita testualmente: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, che come anche la testata del Sole 24 Ore (Diritto 24) per mano dei Giornalisti Rosanna D’Antona e Andrea Sarto, difende il testo citato come “un principio sacrosanto sul quale dilungarsi qui sarebbe superfluo, che per il giornalista si coniuga in diritto di cronaca (e di critica) nel rispetto di un requisito fondamentale che è la verità dei fatti [è altresì vero che] esiste un limite alla libertà di espressione ed è il rispetto “dell’altrui reputazione” che, se offesa, configura il reato di diffamazione (art. 595 Codice Penale)”.

Vogliamo concludere ricordando che l’Università non è un obbligo né un’istituzione e come tutte le istituzioni dedite alla formazione richiede serietà, puntualità e rispetto di semplici regole, prevista tra l’altro, dalla buona educazione e senza imposizione alcuna. A ciò, sommando che l’art. 610 del Codice Penale (Violenza privata) stabilisce che: “Chiunque con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a 4 anni. La pena è aumentata se concorrono le condizioni prevedute dall’art 339”, cogliamo anche l’occasione per allontanarci ulteriormente da un’altra affermazione dell’Anonima, in quanto, pur non avendo competenze in Giurisprudenza, Ci appare alquanto “fuori dal coro”: “Ci sono stati diversi motivi di malcontento. Oltre ai numerosi disagi dovuti all’incapacità organizzativa abbiamo dovuto essere sottoposti a vere e proprie violenze private. In caso di ritardi di pochi minuti siamo stata costretti a perdere intere lezioni della durata di più ore.
Dispiace constatare come il Sig. Simone Gussoni si sia riservato di verificare la veridicità delle fonti solo in seguito alla pubblicazione del suo “Pezzo” (contattando vari studenti tramite social-network) e con l’unico obiettivo di rafforzare una tesi senza fondamenta e, in più, in assenza di prove tangibili.

Come se non bastasse, il giorno 3 Febbraio 2017, la questione è stata nuovamente citata nell’articolo “Chi ha insegnato agli infermieri ad essere omertosi?” dal medesimo autore Simone Gussoni, dove accusa noi studenti di essere omertosi!

A riguardo, teniamo a precisare che, nessuno studente è mai stato “rinchiuso in aula di fronte ad un plotone di tutor didattici”; la riunione è stata organizzata ed interamente condotta dai nostri colleghi rappresentanti e da noi studenti senza, in alcun modo, creare un clima di terrore o di “caccia alle streghe” collaborando con questa fatidica “polizia postale”.
Ancora una volta, il giornalista si dimostra una persona poco professionale con l’unico scopo di continuare a rafforzare una tesi senza fondamenta pensando, forse, di apparire come “avvocato di tutti gli studenti di infermieristica dell’Unipv”. Ci permettiamo di consigliare al Sig. infermiere/giornalista di rivedere le basi generali di un buon accertamento (che sia infermieristico o non).
Invitiamo inoltre, il Sig. Gussoni ad informarsi accuratamente sulla realtà dei fatti senza esagerare nella divulgazione di informazioni imprecise e/o inesistenti.

Pavia lì, 3 Febbraio 2017

Gli studenti del Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi di Pavia

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