La Procura di Ivrea ha chiuso l’inchiesta relativa al medico no vax Giuseppe Delicati, indagato insieme ad altre 73 persone per falso in concorso. Si tratta di un filone parallelo a quello di Torino, dove nel giugno scorso il dottore con studio a Borgaro ha scelto di patteggiare una pena inferiore a due anni, che potrà scontare fuori dal carcere.
Ricordiamo che Delicati era balzato agli “onori” delle cronache in piena pandemia per aver firmato una lunga serie di falsi certificati falsi di esenzione dal vaccino anti-Covid. Alcuni casi configurerebbero il principio giuridico del ne bis in idem, per cui una persona non può essere processata due volte per lo stesso reato. Ciò perché le contestazioni sollevate dai pm di Ivrea coinciderebbero con quelle dei colleghi di Torino.
Le false certificazioni rilasciate da Delicati erano “redatte su carta libera riportante la sua intestazione in assenza di qualsivoglia visita medica, senza la qualifica vigente di medico vaccinatore, rilasciando il documento a persone che non erano suoi pazienti”. I magistrati di Ivrea hanno appurato che in alcuni casi il medico no vax avrebbe rilasciato l’esenzione dietro pagamento di somme fino a 40 euro.
Le due inchieste erano nate entrambe a fine 2021. Inizialmente il giudice Edmondo Pio stabilì la misura cautelare del carcere con queste motivazioni: “Non c’è alcun dubbio che, per le modalità con cui sono richieste e rese, le certificazioni del dottor Delicati siano tutte ideologicamente false”.
Di più: “Il medico ha costantemente indotto (o tentato di indurre) in errore i datori di lavoro, e la circostanza che si tratti di pubblici dipendenti che svolgono lavoro a contatto con terzi soggetti in ambienti delicatissimi (ambito scolastico e sanitario) già da sé evidenzia la assoluta gravità delle condotte e il rischio per la salute pubblica che ne è conseguito”.
Dal canto suo l’avvocato Gian Franco Visca, legale di Delicati, racconta che nei giorni scorsi il medico si è sottoposto a Ivrea a un lungo e articolato interrogatorio: “Il dottor Delicati ha chiarito la sua posizione. Si tratta di un medico che ha sempre effettuato accertamenti quantomeno su base anamnestica. A fronte della contestata superficialità degli accertamenti abbiamo rappresentato che il medico di base, in quel periodo, ha operato con tutte le limitazioni Covid, con tanti medici che neppure lavoravano e con le conseguenti, forti limitazioni a livello di accertamento ospedaliero”.
Redazione Nurse Times
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