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Car-T, buoni risultati al Cancer Center di Humanitas.

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Car-T, buoni risultati al Cancer Center di Humanitas.
Female scientist and her coworker examining chemical substances in test tubes while working on medical research in the laboratory.
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Il trattamento fornisce risposte interessanti nel contrasto di linfomi aggressivi e leucemie linfoblastiche con più ricadute.

Il trattamento con le cellule Car-T nei pazienti con linfomi aggressivi e leucemie linfoblastiche con più ricadute, per i quali non esistevano alternative terapeutiche, oggi è una realtà presso il Cancer Center di Humanitas di Milano, dove è stata attivata un’unità dedicata e sono stati trattati già i primi pazienti con buoni risultati. Ematologi esperti in trapianto di cellule staminali, due team di infermieri, di cui uno esperto in aferesi e uno dedicato esclusivamente alla gestione del paziente, neurologi, infettivologi e anestesisti, compongono l’unità dedicata al trattamento con tale terapia, nella fase sia di preparazione che di esecuzione.

Humanitas è uno dei pochi centri in Italia già attivo nel trattamento con le cellule Car-T. L’implementazione di questa terapia all’avanguardia è stato un passaggio pressoché automatico del Cancer Center di Humanitas, già centro di riferimento nell’ambito dei linfomi. “Dall’apertura di 7Humanitas a oggi – afferma Armando Santoro, direttore del Cancer Center di Humanitas – abbiamo trattato quasi 4mila pazienti con linfoma. Nell’ultimo anno il numero dei trapianti è cresciuto, nel 2019 ne sono stati effettuati 140, e il numero degli studi su questa patologia realizzati negli ultimi anni è superiore a 60”.

La terapia si basa sulla modificazione genetica in laboratorio di un particolare tipo di globuli bianchi del paziente, i linfociti T, che vengono così istruiti a riconoscere le cellule tumorali e aggredirle. “Oggi – spiega ancora Santoro – i pazienti con linfomi non Hodgkin o con leucemie linfoblastiche ricaduti dopo una o più terapie convenzionali hanno una possibilità in più di controllare la malattia (con un netto aumento della sopravvivenza), e la possibilità di guarire in circa il 40% dei casi. Non tutti i pazienti, però, sono candidabili alla terapia, e non in tutti la terapia ha successo. È dunque molto importante che la selezione dei pazienti sia eseguita tenendo conto del corretto rapporto rischio/beneficio per ciascuno, ed è fondamentale affidarsi a centri specializzati per potenziare al massimo l’uso corretto di questa innovativa risorsa”.

A Stefania Bramanti, responsabile del Programma Car-T in Humanitas, il compito di spiegare come funziona la terapia: “La preparazione delle Car-T prevede il prelievo di cellule dal sangue del paziente, e poi la loro separazione dal resto delle cellule sanguigne e dal plasma mediante una tecnica definita aferesi, che permette appunto la raccolta dei linfociti del paziente. Successivamente i linfociti vengono spediti nei laboratori deputati al processo di ingegnerizzazione, mantenendo un rigido protocollo di controllo di qualità. In laboratorio viene introdotto – all’interno dei linfociti – il recettore Car (Chimeric Antigen Receptor), in grado di riconoscere le cellule tumorali. I Car-T così ottenuti esprimono sulla propria superficie il recettore che individua l’antigene CD 19, una proteina caratteristica delle cellule del linfoma. Il tempo necessario per attuare tutta la procedura e avere a disposizione il prodotto finale è di circa 3-4 settimane. I linfociti Car-T sono dunque infusi nel sangue del paziente, dove sono pronti ad attaccare e distruggere le cellule tumorali. Successivamente il paziente viene sottoposto a rivalutazione dello stato della malattia attraverso una Pet”.

Il trattamento con Car-T ha già fornito risposte interessanti nei linfomi non Hodgkin ad alto grado e nelle leucemie linfoblastiche in ricaduta/refrattari, ma risultati interessanti, anche se preliminari, sono riportati del mieloma multiplo e nella leucemia linfatica cronica. Le Car-T sono in fase di sperimentazione anche in alcuni tumori solidi, come quelli del fegato e del pancreas e nel mesotelioma. “La speranza – conclude Santoro – è di riuscire a portare in una fase più precoce questo trattamento e allargare le patologie che potrebbero beneficiarne. In Humanitas è già attivo un protocollo sperimentale (Trial Belinda), che confronta le Car-T con la terapia classica con trapianto di midollo autologo nei linfomi aggressivi in prima ricaduta o refrattari”.

Redazione Nurse Times

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