Fino a pochi giorni era solo una legge priva di costrutto. Ora invece la normativa regionale sulla somministrazione di cannabis per uso terapeutico è divenuta finalmente realtà.
Per i circa trecento pazienti pugliesi affetti da varie patologie, che hanno trovato sollievo dal dolore assumendo la sostanza attiva in varie forme (dallo spray alle gocce), sarà più facile l’approvvigionamento.
Mancava il tassello finale della messa a punto del regolamento attuativo.
È quello che ha fatto, secondo un articolo riportato dalla Repubblica.it del 30 aprile 2016 a cura di Antonello Cassano, la giunta regionale approvando la delibera 512, contenente gli indirizzi attuativi.
Sì perché il consiglio regionale aveva approvato nell’ormai lontano febbraio 2014 (recependo un decreto ministeriale risalente al 2007) quella legge che suscitò grande dibattito nell’opinione pubblica. Il consigliere del Pd, Sergio Blasi, fece di più depositando in via Capruzzi la proposta di legge per la produzione in Puglia a scopo di ricerca.
Poi il buio totale, fino a qualche giorno fa, quando la Regione ha approvato il regolamento che chiarisce che sia i medici di base che gli specialisti potranno prescrivere farmaci e preparati galenici a base di cannabis per vari impieghi terapeutici: dall’analgesia in sclerosi multipla alla stimolazione dell’appetito in casi di anoressia, fino alla riduzione di movimenti nella sindrome di Tourette (disordine neurologico caratterizzato dalla presenza di tic motori che esordisce nell’infanzia e spesso sparisce con l’adolescenza).
Il regolamento però, apre uno spiraglio alla possibilità di utilizzare “in via sperimentale” la cannabis anche per casi di autismo, epilessia o demenza.
Attualmente i pazienti in cura con cannabis in Puglia sono 287.
Le formulazioni con cui si acquistano sono varie: si va dal Bedrocan al Sativex, dalle gocce sottolinguali all’infusione, passando per aerosol, olio e spray.
La delibera regionale individua però anche due ostacoli alla piena attuazione della legge.
Il primo dei quali è quello di individuare una o più farmacie in grado di preparare i costosi composti galenici, partendo dalla sostanza attiva.
La Regione ha deciso che spetterà all’Irccs Giovanni Paolo II, l’Oncologico di Bari, il compito di mettere a punto i preparati, visto che l’Istituto è già dotato delle cappe adatte.
Ma oltre questo c’è da risolvere il problema relativo ai costi di approvvigionamento della materia prima.
Nel corso del 2015 i circa 300 pazienti pugliesi hanno fatto uso di 44 chili di cannabis sotto varie forme terapeutiche, provenienti da centri autorizzati dell’Olanda.
Un consumo in crescita costante. Per rifornirsi, il sistema sanitario regionale ha speso diverse centinaia di migliaia di euro.
Al momento la coltivazione in territorio nazionale non è consentita, se non per finalità di ricerca. Gli unici autorizzati alla distribuzione della merce olandese sono i tecnici dell’Istituto farmacologico militare di Firenze, che però si ritrovano a dover gestire una richiesta sempre più grande.
Per questo sono in studio strade alternative di approvvigionamento.
Soddisfatto il direttore del dipartimento Salute della Regione, Giovanni Gorgoni, che ha messo a punto la delibera: “Studi consolidati dimostrano che la cannabis è un prodotto naturale che può essere affiancato ad altri per lenire il dolore e migliorare la qualità di vita di pazienti molto gravi.
Tenuto conto che la medicina occidentale somministra ben altra roba, molto più potente come oppiacei e morfinoidi, forse sulla cannabis si scontra qualche inutile ostilità culturale”.
Anche il consigliere Blasi parla di “passo avanti, la giunta deve puntare alla produzione del farmaco in Puglia, così ridurremo i costi”.
Scupola Giovanni Maria
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