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Buoni pasto in sanità, un diritto ancora negato: “È ora di dire basta!”

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Infermieri e buoni pasto, Nursing Up: "Nel 2022 siamo ancora costretti a ingaggiare battaglie legali per un diritto sacrosanto"
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Prendiamo spunto dal contributo di un infermiere, nostro lettore, per tornare sul tema sempre attuale dei buoni pasto nelle strutture sanitarie, ricordando una sentenza della Corte Costituzionale che fa giurisprudenza sull’argomento. E c’è anche una petizione online.

Tiene sempre banco il tema del diritto al buono pasto per il personale sanitario. Un tema sul quale il dottor Luigi Brignoli, infermiere ospedaliero e nostro lettore, ha voluto dire la sua attraverso la lettera che riportiamo di seguito.

“Lavoro da anni nella PA e da sempre i buoni mensa ci hanno fanno tribolare. Da quelli tradizionali cartacei ai più recenti in formato elettronico, la sostanza non è mai cambiata: questi ticket non sono facilmente spendibili. Esercenti che non li accettano, chi solo parzialmente, chi per un periodo li prende e poi cambia idea, e per un altro periodo non li vuole più, chi li accetta ma solo fino ad un certo quantitativo, chi fino ad una certo importo, chi solo di alcuni tipi e non di altri… Per non parlare di quando scadono le convenzioni e ci tocca ripartire daccapo a cercare chi li accetta.

Basta! Siamo stanchi! Questa giungla di regole arbitrarie rende i buoni pasto poco spendibili, e quindi diventano un benefit solo parziale. Mi chiedo se abbia ancora senso tenere in vita questo inutile carrozzone. Credo sia necessario caricare il valore del buono pasto direttamente nello stipendio, esentasse, così da riconoscere una liquidità che potrà essere spesa come si vuole, senza tutti questi vincoli”.

A tal proposito Brignoli segnala un’iniziativa promossa da Altroconsumo, che ha indetto una petizione online per chiedere al Governo di “permettere alle aziende di mettere quei soldi direttamente nelle buste paga dei lavoratori, senza perdere i benefici fiscali”.

Infine ricordiamo che su questo argomento si è espressa anche la Corte di Cassazione (sentenza n. 5547 del 01.03.2021), affermando che il buono pasto sostitutivo spetta al lavoratore che effettua un orario di lavoro giornaliero eccedente le sei ore, anche qualora lo stesso non possa usufruire del servizio mensa per motivi organizzativi o non riesca a fare la pausa per ragioni di servizio.

Redazione Nurse Times

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