Il Policlinico Sant’Orsola di Bologna dovrà versare un risarcimento di 1 milione e 50mila euro alla famiglia di una 22enne che il 13 marzo 2018 era morta per soffocamento causato da un pezzo di pizza Margherita mentre era ricoverata in Psichiatria. Lo ha stabilito il Tribunale di Bologna in sede civile, che ha quindi ritenendo la struttura sanitaria responsabile dell’accaduto. Ribaltato, così, l’esito del procedimento penale risalente al 2023, concluso col proscioglimento di due medici e un oss inizialmente coinvolti nell’inchiesta.
La ragazza versava in una condizione di alto rischio disfagia, dovuta alla terapia farmacologica che le veniva somministrata. Aveva dunque difficoltà a deglutire, ma convinse un dipendente a farle recapitare una pizza margherita, nonostante il divieto di introdurre cibo dall’esterno. Pochi minuti dopo l’assunzione, la giovane morì soffocata.
Nelle motivazioni della sentenza si evidenziano la mancata sorveglianza e il difetto di organizzazione del Policlinico di Bologna, che non avrebbe “ottemperato all’onere della prova” per dimostrare di aver compiuto “tutto quanto (ex ante) possibile per evitare l’evento luttuoso”. Nel reparto psichiatrico, infatti, “sia gli ingressi che le uscite devono essere attentamente controllate e autorizzate dal personale sanitario”. Pertanto “non si comprende come la paziente abbia potuto in modo del tutto autonomo e incontrollato ordinare, ma soprattutto di ricevere, cibo dall’esterno”.
I giudici hanno sottolineato che il monitoraggio durante i pasti era “un elemento cardine per prevenire ulteriori episodi disfagici (c’erano dei precedenti, ndr)”. La sentenza ha stabilito inoltre che la terapia avrebbe influito negativamente sulla motilità della muscolatura e sulla funzionalità del tratto gastroenterico, aumentando “in modo esponenziale il pericolo”.
Redazione Nurse Times
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